Come farti chiamare dai tuoi clienti “per amore”

Immagina che i tuoi clienti ti chiedano un appuntamento. Immagina che siano loro a chiamarti per chiederti di andarli a trovare a casa loro per parlare del tuo prodotto. Immagina che accada questa meraviglia, invece di tutta quella fatica che fai ogni giorno per contattare un nuovo cliente, riuscire a stabilire un dialogo, arrivare a proporgli un incontro e venire tante volte rimbalzato…
Ecco, e se ti dicessi che qualcuno c’è riuscito? Che qualcuno ha trovato la sua strada per farlo? Che qualcuno fissa appuntamenti solo su richieste inbound e di questi appuntamenti fissati circa il 40% si chiude con contratto in prima visita?
Ti farebbe un po’ invidia, penso, ma vorresti anche capire come abbia fatto. Io mi sono subito incuriosita e sono andata alla fonte dell’informazione.

Ho incontrato, un paio di settimane fa, Alfredo Garisto e sua figlia Virginia, che mi hanno accolta nella loro Azienda da perfetti padroni di casa, colpendomi subito per la loro autenticità e passione.

Lui ha fondato IWM circa 35 anni fa, per amore, si proprio così, per amore.

Alfredo faceva tutt’altro nella vita quando ecco che sua moglie, incinta di due gemelli, purtroppo li perde. Solo chi ha perso un figlio può comprendere, gli altri no, ma possono provare ad immaginare. Fortunatamente presto arriva l’attesa di una nuova vita e i dottori raccomandano attenzione a molte cose, cibo, comportamenti, acqua.

E’ così che Alfredo inizia la sua ricerca proprio intorno all’acqua, un’acqua buona, un’acqua che faccia bene, che sostenga la vita. Scopre l’osmosi inversa e tutte quelle caratteristiche che rendono l’acqua fonte di vita e di salute.

Fonda un’azienda, IWM, che produce e vende depuratori d’acqua, scommettendo su questo bene prezioso, l’acqua depurata, che ha fatto nascere sua figlia, la prima di tre fratelli, e che lui crede sia capace di sostenere la vita e la salute.

Mi narra di anni di crescita aziendale, alla ricerca dell’acqua perfetta. Mi parla del pH e rimango affascinata. Il pH del sangue è 7,4, quello del latte materno è 7,4, così pure quello del liquido amniotico. Tale dovrebbe essere quello dell’acqua. Se hai un bambino piccolo come me e lo stai allattando questi discorsi ti fanno innamorare, ma anche se non è il tuo caso, ne senti tutto il valore biologico.

L’osmosi inversa permette di ottenere la molecola pura dell’acqua, ma non il pH di 7,4 e così è iniziato un viaggio alla ricerca del minerale perfetto per remineralizzare l’acqua, portandola in modo naturale al pH 7,4.

Ci sono voluti anni e poi si è arrivati a scoprire che una particolare pietra dell’Himalaia permette questo risultato. Lo permette sull’acqua purissima delle proprie sorgenti locali e lo permette sull’acqua depurata ad osmosi inversa dai depuratori di ultima generazione IWM.

Così si è arrivati all’acqua perfetta, con il pH perfetto.

Ma basta questa eccellenza per ottenere il risultato commerciale descritto nelle prime righe di questo articolo? Ovviamente no, non basta, perché è quello che ci sta dietro il vero motore.

Mi spiego, quando in te e nella tua famiglia brucia una passione biologica, carnale, nel senso di radicata nella carne tua e dei tuoi figli – perché da qui è nata la tua storia – questo non può che trasudare, influenzare tutti coloro che del tuo progetto fanno parte. E’ una questione fisica, corporea. Sappiamo che è il non verbale a comunicare maggiormente nella nostra comunicazione, lo sappiamo ma forse nessuno di noi ci crede davvero. Ecco, per questo dico che non è il prodotto la causa diretta del risultato commerciale descritto, ma lo è ciò che ha permesso di arrivare a questo prodotto, la causa profonda sono: sangue, latte materno e liquido amniotico.

Ma torniamo a noi e capiamo come IWM vende: come ottiene di farsi chiamare da potenziali clienti che chiedono un appuntamento?


Alfredo Garisto mi dice che fa pubblicità. Negli anni passati anche attraverso TV e stampa, oggi solo via radio e web. Certo, penso io, ma in tanti fanno pubblicità con scarsi risultati, qui cosa c’è di diverso?
Mi racconta e capisco meglio. Sono stati utilizzati in modo intelligente sia strumenti emotivi, sia strumenti razionali.
A livello razionale hanno iniziato circa 15 anni fa ad effettuare studi sul canale radio, per comprendere quali messaggi funzionassero meglio, su che emittenti, in quali fasce orarie e perché. Questo ha portato ad un continuo aumento dell’efficacia dei messaggi che sono stati via via diretti meglio aumentandone così la redemption. La continua attività di analisi del proprio operato e i suggerimenti via via emersi dalle analisi e applicati successivamente sono stati la chiave del successo di questo canale, che ad oggi è il motore principale del flusso commerciale aziendale.
A livello emotivo hanno utilizzato emozioni positive di tipo creativo, le egoemozioni, quelle che ci rendono più “disposti a spendere”, in quanto sono capaci di generare un forte desiderio d’acquisto. Per anni hanno fatto leva su un messaggio del tipo “chiama questo numero, se arrivi fra i primi 10, vinci il depuratore gratis”. Questo gioco scatenava il desiderio e generava prima attenzione e poi attesa dello spot, come momento utile per poter fare la chiamata. A fronte di alcuni depuratori regalati, si generava un gran passa parola, che veniva a volte anche premiato. Inoltre se non riuscivi a rientrare fra i primi 10, capitava spesso di riuscir comunque ad organizzare l’appuntamento e a vendere. Era il gioco, la sorpresa di scoprire se avevi vinto a sostenere il meccanismo, oltre ad aver creato un plus ben distinto, ovvero “IWM è l’azienda con cui puoi vincere il depuratore gratis”. L’approccio negli ultimi anni è evoluto. Ora tutti ottengono il depuratore gratis, ma si pagano i pezzi di ricambio per la manutenzione, che servono comunque e che qualsiasi fornitore ti fa pagare. Razionalmente uno sa che in qualche modo il prezzo del depuratore rientra nei ricambi, ma la percezione è ugualmente vantaggiosa, anche perché i prezzi sono effettivamente competitivi a fronte di prodotti e servizio eccellenti.

Inutile dire che sono stati copiati in tutte le salse, ci hanno provato molti concorrenti producendo imitazioni, citando di soppiatto il marchio per pilotare i motori di ricerca, ma niente, l’originale resta sempre l’originale.

Dunque il merito del risultato commerciale è dell’analisi strategica condotta sugli strumenti di Marketing? Oppure di una scelta felice delle leve emotive?
Mi viene raccontato, come un dettaglio di contorno, che è proprio Alfredo Garisto che spesso interviene nelle pubblicità, sia quelle registrate, sia quelle in diretta. Ecco e allora capisco meglio. La voce, proprio la voce è quella che, insieme al corpo, trasmette la nostra identità, le nostre emozioni, i nostri valori, le nostre passioni. Capisco dunque perché questa pubblicità funzioni, perché, oltre ad essere ben studiata, è anche fortemente espressiva a livello inconscio.
C’è un flusso inconscio che fluisce come acqua, dalla famiglia, all’azienda che è famiglia allargata, fino a tutti coloro che vengono in contatto con questa realtà. Lo dico anche per esperienza, perché questo flusso mi è arrivato anche attraverso l’incaricato di vendita che è arrivato a casa mia e poi attraverso il tecnico che mi ha installato il depuratore, quest’ultimo in splendida divisa aziendale. L’esperienza è stata così diversa dai miei precedenti fornitori che sono dovuta andare alla fonte di tutto questo e ho scoperto quanto ti ho raccontato.

Cosa possiamo imparare?

  • Che fare di ciò che è importante e vitale per noi, il nostro business, potrebbe essere la scelta vincente (anche se questo è lontano da ciò che facciamo oggi).
  • Che condividere la nostra vita con autenticità è l’unico vero modo per conquistare gli altri e coinvolgerli in in un mondo al quale desiderino appartenere.
  • Che testa e cuore vanno usati entrambi, insieme e con intelligenza e vanno usati mettendoci innanzitutto la faccia e la voce, perché queste comunicano molto di più e meglio di mille parole.

Al termine del nostro appuntamento, confido ad Alfredo e Virginia Garisto che ciò che mi hanno raccontato mi ha colpito particolarmente, anche perché ho un bimbo piccolo che sto allattando. Alfredo mi guarda e mi dice “lo faccia più a lungo che può”, ma me lo dice come se questa esperienza fosse viva in lui, come se avesse presente nel suo oggi la bellezza di quei momenti. Strano, per una persona con i capelli bianchi. Forse la differenza sta proprio qui: le cose belle nella vita passano e solo pochi sanno tenerle presenti, vive con loro, per illuminare il loro presente, la loro vita e quella degli altri.

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Il sogno, la qualità e la comunicazione

Negli ultimi mesi ne ho incontrate tante. Sono aziende italiane, tipicamente con una certa storicità, che lavorano con assoluta tensione per la qualità e investono tantissimo in Ricerca e Sviluppo, con il risultato di prodotti d’eccellenza, che si differenziano per le loro caratteristiche, non solo nel panorama italiano, ma anche in quello mondiale.

Ma qual è la percezione della loro eccellenza all’interno del loro mercato? E quanto la loro rete commerciale ha consapevolezza e riesce a comunicare l’alta qualità dei loro prodotti?

Più di una fra queste aziende mi ha raccontato di essersi accorta di un certo disallineamento in proposito e di aver iniziato a lavorare in tal senso, investendo in una migliore comunicazione esterna e in una più fitta interazione con la propria rete commerciale.

LA COMUNICAZIONE

ComunicazioneUna di queste eccellenze italiane, è Fidia, società farmaceutica italiana, con sede centrale ad Abano Terme. L’azienda, fondata nel 1946, diventata progressivamente un gruppo internazionale, con numerose sedi nel mondo, è oggi leader nella ricerca e sviluppo per quanto concerne l’acido ialuronico con numerosi brevetti e applicazioni in differenti aree terapeutiche quali la la riparazione tissutale, la salute articolare, l’oftalmologia, la medicina estetica e le neuroscienze.

Ho avuto modo recentemente di incontrare Marco Severgnini, Direttore Commerciale della Business Unit Farmacie Italia e Amedeo Rampino, Direttore Marketing Italia, che mi hanno raccontato il loro impegno in tal senso, ovvero aumentare il valore percepito dal loro mercato rispetto ai loro prodotti di altissima qualità e livello tecnologico.

Il settore farmaceutico vive a tale proposito una limitazione, in quanto i farmaci, appunto, non possono essere pubblicizzati in quanto tali. Ma si può affermare che si tratti di una limitazione solo apparente, in presenza di un intermediario significativo – farmacista o medico – che possa suggerire o prescrivere un parafarmaco o un medicinale a fronte di una specifica problematica.

Il tema che probabilmente costituisce la sfida maggiore oggi, per ogni azienda farmaceutica, è una certa diffidenza culturale diffusa nei confronti della prescrizione medica e del farmaco in sé, visto come rischioso, forse per gli effetti collaterali, e un crescente orientamento dei pazienti verso il parafarmaco preventivo e in generale le terapie alternative. Questa nuova sensibilità per la prevenzione e l’attenzione per la salute, conquiste dei tempi moderni, non dovrebbero però essere contrapposte all’approccio di un mondo scientifico che con serietà cerca la migliore e più efficace cura per patologie che hanno necessità di essere risolte, pena la sofferenza del paziente sino ad una irreversibile degenerazione del sintomo.

Al di là di tali considerazioni Fidia si è trovata di fronte la sfida moderna della comunicazione del Valore dei propri prodotti e del proprio brand e ha fatto delle scelte efficaci e coerenti.

Marco Severgnini mi descrive innanzitutto il proprio lavoro con la Business Unit Farmacie. L’azienda è attiva da tempo con una fitta rete di informatori medici presso gli specialisti di riferimento, ovvero dermatologi, ortopedici, oculisti, ma cinque anni fa ha scelto di investire creando anche un canale dedicato alle farmacie, con il coinvolgimento di 40 agenti, quasi tutti monomandatari, coordinati da 1 Field Manager e da 5 Area Manager sul territorio, che lavorano costantemente per la trasmissione alla rete del messaggio aziendale. Stiamo parlando di un messaggio che deve poi giungere alla figura del farmacista, una persona che oggi ha sempre di più il compito di accogliere coloro che entrano in farmacia e chiedono un consiglio, ma che si trova contemporaneamente a gestire spesso più di 10.000 referenze di prodotto, e un numero al giorno spesso eccessivo di agenti, che arrivano tutti, indistintamente, a parlar bene dei propri prodotti.
Dunque in questo contesto come fare la differenza?
Per trasmettere la qualità di un prodotto e di un brand, bisogna vivere la qualità, innanzitutto nel rapporto e nel dialogo. Interessarsi alla persona del farmacista, al suo lavoro, alle sue esigenze, e creare così fiducia, è la sola base su cui poter costruire. Poi di qui si può partire e si può costruire la fiducia per un prodotto sviluppato con grande attenzione alla qualità, un prodotto affidabile e credibile, e che può essere consigliato con tranquillità a chi entra in farmacia, generando sicura soddisfazione di chi riceverà il consiglio, con conseguente fidelizzazione al punto vendita.
Per ottenere questo serve mantenere la rete commerciale vicina al messaggio aziendale, grande sfida di molte aziende, sfida che Fidia, affronta e vince con un lavoro sistematico e costante di comunicazione con la rete. La rete viene incontrata, informata, formata e seguita da vicino. Ciò che questa rete riceve, essa stessa poi trasmette, attraverso un incontro, una formazione e un servizio al farmacista capace di fare la differenza.
E’ un tema di allineamento dunque? Sembra proprio di sì, di allineamento al messaggio aziendale, il quale mette al centro la qualità del prodotto e quindi l’affidabilità che ne deriva.
Marco Severgnini è stato egli stesso un agente diversi anni fa e sa bene che non è un passaggio automatico, per questo ha messo in campo un processo teso all’allineamento continuo della rete che funziona e porta i suoi frutti, proprio per la continuità del processo.

LA QUALITA’

Stelle alta qualitàIl compito di raccontare la qualità non è prerogativa solo della Business Unit Farmacie, ma di tutta l’azienda, la quale parla di questo al suo interno con progetti dedicati che facciano conoscere il lavoro che viene svolto per lo sviluppo dei prodotti, ma anche con progetti centrati sullo sviluppo e la crescita delle singole persone per favorire lo sviluppo e la crescita aziendali. Il valore della partecipazione, secondo il quale nessuno è un numero ma ciascuno partecipa al successo aziendale, offrendo il proprio personale contributo, è ciò che genera ad ogni livello una maggiore qualità del lavoro, necessaria in un’azienda così attenta alla qualità del prodotto.

E’ Amedeo Rampino, Responsabile Marketing, a parlarmi della qualità del lavoro, del valore della partecipazione e del clima positivo che ne deriva in azienda, a fronte di un impegno congiunto e di una valorizzazione del contributo di tutti.

Egli mi parla anche delle scelte comunicative e di Marketing intraprese dall’azienda negli ultimi anni, che ovviamente sono centrate sulle scelte di prodotto sviluppate, essendo il prodotto così importante per Fidia.
Relativamente al canale delle Farmacie mi racconta del lavoro svolto intorno al brand Connettivina, i cui numerosi brevetti relativi alle varie formulazioni di acido ialuronico sono garanzia di qualità e di risultato. L’azienda ha sviluppato negli ultimi anni una molteplicità di prodotti Connettivina medicali per la riparazione tissutale, ma ha creato anche una linea a supporto del brand, una extension line Connettivina cosmetica, con prodotti tipo stick labbra, crema mani o crema baby. Oltre ad offrire una validissima alternativa per la cura della pelle dell’adulto, dell’anziano o del bambino, questa linea, viene, di solito, subito percepita da chi la prova come di alta qualità, inducendo il brand medicale Connettivina. A propria volta il brand medicale Connettivina, riconosciuto per la serietà ed efficacia dei propri prodotti, induce l’acquisto dell’extension line che assume di riflesso la medesima immagine di affidabilità.
L’attenzione dell’azienda per il prodotto è massima, sia che si tratti di un medicinale, sia che si tratti di un cosmetico, questo perché si crede che chi utilizza il prodotto possa riconoscerne la qualità e quindi percepirne la differenza qualitativa. Questo mantiene l’immagine aziendale e di un brand che non tradisce mai. Mi viene fatto un esempio a dimostrazione di questa affermazione. Da mesi è in cantiere una nuova linea di cerotti Connettivina, sono pronti e tutti ne aspettano l’uscita sul mercato, il marketing e le vendite sono pronte al lancio. L’uscita del prodotto però tarda, in quanto si stanno facendo prove sulla sua conservazione in differenti condizioni ambientali. Si vuole infatti evitare che una eventuale alterazione dell’aspetto, e in particolare del colore, insinui una sensazione di alterazione della qualità. Quindi il prodotto uscirà solo quando si saranno verificati tutti gli aspetti relativi alla conservazione nel tempo, in modo da garantire un prodotto perfetto. Troppa attenzione per un cerotto? Forse sì, ma Fidia pensa di no, ed è questo che garantisce che i suoi prodotti siano sempre fra i migliori sul mercato.

IL SOGNO

VisionMa da dove viene tanta lungimiranza e fiducia nel fatto che tutto questo funzioni per aumentare il business? Quali sono le sue radici?
Scopro dai racconti di Marco Severgnini e di Amedeo Rampino che, come spesso accade, le radici di tutto questo sono le persone e la loro visione.
Fidia che è negli anni ’80 il quarto gruppo farmaceutico in Italia, vive alla fine del secolo scorso una fortissima crisi. E’ quello il momento in cui, nel 1999, l’azienda viene rilevata dalla P&R Holding, guidata da Francesco Pizzocaro e Pietro Paolo Rossi, che la portano al successo grazie soprattutto alla valorizzazione dell’acido ialuronico, e alla focalizzazione sulla qualità aziendale.
In particolare è Carlo Pizzocaro, attuale Presidente e Amministratore Delegato di Fidia Farmaceutici SpA, ad esercitare la maggiore influenza. Oltre alle sue capacità di gestione aziendale, dimostrate dai fatti, lo contraddistingue il sogno di lasciare un segno nel campo della medicina rigenerativa.
Immaginate un laboratorio dove decine di ricercatori siano impegnati a lavorare per la rigenerazione dei tessuti umani, alla ricerca di formule e protocolli per curare le persone da malattie degenerative o a seguito di tragici incidenti.
Immaginate menti eccellenti, obiettivi ambiziosi, impegno serrato.
Fortunatamente in Italia ci sono ancora imprenditori capaci di sognare in grande e di mettere in campo competenze e risorse adeguate e che semplicemente realizzano tutto questo perché capaci di sognarlo.

Grazie Fidia, per questo sogno, che potrebbe aiutare la vita di tutti noi.
Grazie a Voi professionisti che ho incontrato, Marco Severgnini e Amedeo Rampino, che siete esempio di genuino impegno a servizio della qualità del lavoro e di una comunicazione al mercato trasparente e onesta.

Vuoi di più dalla vita?

Fare delle previsioni. E’ la tattica militare che ha permesso all’Impero Romano di vincere molte delle sue battaglie: Giulio Cesare saliva sulla migliore altura nei pressi del campo di battaglia, studiava la situazione e dava ordini cercando di immaginare e di neutralizzare le mosse del nemico.

falange romana

Le PMI italiane oggi fanno previsioni, visto che mondo e mercato sono sempre più ostili?
La capacità di mettersi in discussione di fronte al contesto, di affrontare con realismo la situazione superando i propri difetti non è così comune, ma sembra essere la chiave per continuare ad avere successo e, forse, per averne molto più che non in passato.
C’è chi si apre a nuovi mercati, cambia il proprio rapporto con la clientela, inventa e innova, principalmente rischia e cambia.
La spinta parte, in genere, da rendersi conto che qualcosa non sta funzionando a dovere, senza perdere tempo ad incolpare la crisi o il calo dei mercati, ma trovando la soluzione migliore per il proprio settore. Se non si vincono le battaglie, insomma, conviene cambiare tattica.

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Un esempio, decisamente non banale, di riorganizzazione e rinnovamento è l’avventura che Lucano ha affrontato negli ultimi tre anni: partendo da una situazione di stallo, infatti, in un paio d’anni hanno fatto i fuochi d’artificio, anche in termini di risultati.
L’azienda si è affidata ad una consulenza esterna di alto livello e, una volta definite le problematiche principali, queste sono state affrontate.
La direzione commerciale viene spostata da Firenze a Milano. Roberto Galantini, che ci racconta questa storia, entra come nuovo direttore commerciale e l’azienda cambia il modo di affrontare il mercato.

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Vengono intraprese una serie di azioni per cui può essere necessario un discreto coraggio.
Soprattutto tenendo conto che Lucano è l’archetipo dell’azienda italiana “vecchio stampo”: a conduzione familiare (da 120 anni…), la produzione in una zona splendida ma sperduta del sud, una forte brand identity, ma legata unicamente al prodotto Amaro, consumato nell’unica modalità del finepasto.
Il grande salto è stato iniziare a muoversi in ambienti completamente diversi: il mondo della notte, ad esempio, dove si punta all’entrata di Lucano nel mondo del Cocktail e alla conquista di un target completamente nuovo. Si è inoltre allargato il numero di clienti, mantenendo il prezzo nella Grande Distribuzione, grazie alla vendita del mezzo litro e si è creato un progetto specifico dedicato alla Ristorazione, con un mix di prodotti dedicati, etichette dallo stile esclusivo e moderno che hanno permesso di aprire circa 500 nuovi clienti nei primi 2 mesi.

bottiglie
Testimonial entrante in questo progetto è Bruno Barbieri che sarà ospite d’onore alla prossima fiera Host di Milano.
Ma c’è una mossa imprevedibile che ci ha colpito: la distribuzione del prodotto al mondo dell’horeca bar viene esternalizzata. Come? Si crea una società al 50% con uno dei più grandi distributori italiani di settore che vanta oltre 200 Agenti. Si crea così un reciproco vantaggio di interesse: per Lucano finiscono i problemi di consegne e soprattutto di pagamenti, per la società partner cresce la forza contrattuale, il guadagno e ovviamente il prestigio.

troppi caffè
Tutto questo è nelle possibilità di una qualsiasi azienda italiana solida e lungimirante?
Ce lo auguriamo. Certo serve rischiare, e si potrebbero fare degli errori, ma, se il tuo piano è coerente e ben pensato, c’è la possibilità di autentico successo, oggi più che mai.

La ricetta del successo oggi? Propositività e Innovazione

caffè dolce risveglioPropositività e innovazione sono le strategie che un’azienda multinazionale come Nestlé sta adottando in un’epoca di costante cambiamento. Ce lo racconta il Dott. Carlo Oldani, Marketing Manager Nescafé di Nestlé Italiana.

Nonostante il periodo di crisi economica, Nestlé sceglie di reinventarsi, di vivere questa fase di cambiamento con propositività, cercando di cogliere i bisogni e le esigenze dei consumatori attraverso l’ausilio dei social network e del web. Non solo è cambiato il modo di pensare dei consumatori, ma anche il modo di rivolgersi alle aziende. Il web e, in particolare i social network, rappresentano gli strumenti privilegiati dai clienti per entrare in contatto con un’azienda come Nestlè.

E’ cambiata la direzionalità della comunicazione tra azienda e consumatori, sono sempre più questi ultimi a rivolgersi a Nestlé per poter conoscere ed acquistare i suoi prodotti; il tempo della classica pubblicità unidirezionale e principalmente televisiva lascia spazio a brevi messaggi sul web che risultino interessanti per il cliente. Oggi il consumatore comunica con l’azienda e vuole trovare un interlocutore presente, disponibile, che accolga le proprie richieste e a cui dichiarare, in cambio, la propria followship.

Vivere la crisi come occasione di cambiamento consente all’Azienda di modificare la prospettiva da cui possiamo guardare la realtà di oggi, osservando non solo quanto le persone sono disposte a spendere per i propri beni di consumo ma come qualitativamente scelgono di investire le proprie risorse.Caffè CoccolaI consumatori di Nescafé in particolare non sembrano rinunciare a prodotti di qualità, o al piacere di poter gustare comodamente a casa propria un buon caffè. Oggi possono addirittura “coccolarsi” con una linea di caffè aromatizzati con gusti unici ed originali (ginseng, nocciola o macaccino). La strada della “coccola”, durante la giornata, in cui si senta l’esigenza di una pausa, si allinea alle tendenze di mercato internazionale che ovviamente la realtà italiana ha tenuto in conto nella scelta delle proprie strategie.

Questa Azienda ha trovato la sua ricetta del successo oggi. Sarà anche perché è riuscita a creare una forte interazione fra il Marketing e le Vendite? Strategia piuttosto rara che ci piacerebbe approfondire.

La bellezza è verità, la verità è bellezza

Milano, Grattacielo Bolton, in un torrido pomeriggio d’estate…

“Collistar è un marchio cosmetico distribuito esclusivamente nel canale della profumeria selettiva.
La sua storia inizia nel 1983 come piccolissima divisione dell’azienda farmaceutica Zambeletti. Nel 1992 entra a far parte del Gruppo Bolton, con una crescita costante che culmina nel 2003 con la conquista del primo posto di vendita nel Mercato Globale Beauté in Profumeria; questa leadership è riconfermata oggi per l’11° anno consecutivo con la presenza capillare nelle Profumerie italiane e nel mondo.”

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Luca Catalano, il direttore commerciale di Collistar, ci racconta come la sua azienda è nata e si è sviluppata nel mercato, figlia di un’imprenditrice italiana e, ancora oggi, parte di un importante gruppo italiano (già, Bolton sembra straniero ma non lo è).
Una delle missioni fondanti è che “ogni donna deve avere il suo prodotto di bellezza” e secondo questo principio, bisogna creare un ottimo rapporto qualità-prezzo e, se usando le migliori materie prime, il risultato è troppo costoso, non si scende a compromessi e non si mette in produzione un prodotto che non soddisfi lo standard aziendale.

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Il valore dichiarato dal marchio è la sua coerenza:
non si può prendere in giro il consumatore, che, oggi più che mai, è attento, connesso e conscio di ciò che vuole; inoltre il valore stesso dei suoi soldi è aumentato e si tende a volere di più con meno.
il consumatore non va perso di vista, bisogna offrire qualcosa di più: Collistar tenta di offrire un’esperienza d’acquisto speciale e prodotti con un valore aggiunto percepito.

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Il mercato viene osservato quotidianamente, sia da chi lavora al quartier generale, che dai venditori, creando una comunicazione diretta e veloce che permetta modifiche tempestive della strategia commerciale e dei prodotti. Ogni settimana l’ufficio centrale si riunisce per fare il punto sulla produzione e per valutare nuove idee o nuove possibilità.

Collistar non dimentica nemmeno di essere un’azienda commerciale, per cui il profitto non può essere messo in discussione, in quanto linfa vitale di tutto il processo economico e della propria sopravvivenza. Tramite coerenza ed attenzione al conto economico, la crisi non si sente e la propria fetta di mercato rimane alta; il futuro, però, rimane difficile da prevedere, nel mondo del beauty in cui la profumeria scende e il drugstore sale.
Catalano spera in un mondo commerciale più etico: visto che chi compra tende a non fidarsi più, si deve essere più chiari e trasparenti possibili. Non fidandosi di una marca specifica, il consumatore modifica i suoi acquisti, indeciso su cosa comprare e senza affezionarsi ai prodotti che non riescono a convincerlo realmente.

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Insomma, parlando di bellezza e cellulite, bisogna saper fare business conquistando la fiducia del cliente. In realtà questa rimane una delle migliori strategie, qualsiasi cosa si voglia vendere: il difficile è tradurre questa intenzione in pratica, ma è di conforto vedere che vi sono aziende che sanno farlo. Collistar ci riesce, perché non prenderli ad esempio?

CocaCola: ma dove va la ricchezza?

 

Abbiamo incontrato Tiziano Cameroni, direttore commerciale di CocaCola Italia.

CocaCola è “un’azienda americana” che sfrutta il mercato italiano per creare un guadagno ad un paese straniero?

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Non è così. Abbiamo felicemente scoperto che il sistema CocaCola genera sul territorio italiano un indotto pari allo 0,6% del PIL, con un guadagno ovvio per l’azienda, ma davvero notevole per il Paese.

Cameroni ci spiega come la generazione di ricchezza dei Paesi in cui l’azienda lavora, sia di importanza fondamentale: l’idea di un’economia sostenibile e condivisa, non a parole, ma con i fatti, è un punto di forza della strategia della multinazionale.

Gli imbottigliatori sono aziende locali e, in genere, non di proprietà CocaCola; il business viene quindi condiviso sia nelle strategie di Marketing che in quelle Commerciali.

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Vi è anche una collaborazione senza concorrenza tra le sedi internazionali per una condivisione delle “best practices”. Per esempio, la campagna pubblicitaria “share a coke”, con i nomi delle persone con cui condividere la CocaCola stessa scritto sulla confezione, è stata testata in Australia ed esportata in Europa dopo il suo successo.

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L’internazionalità si respira all’interno delle singole realtà nazionali, in cui, in media, un terzo delle posizioni lavorative è occupato da stranieri. Lo spirito di inclusività del brand non è solo una manovra pubblicitaria quindi, ma è frutto di una cultura aziendale per la quale la diversità è una ricchezza.

E, volendo creare benessere nei Paesi in cui l’azienda opera, si può capire con che filosofia CocaCola abbia aiutato a portare l’acqua in alcuni paesi dell’Africa, come utilizzi spot in cui mostra le buone azioni dei passanti, filmate dalle telecamere di sicurezza, o come, in Italia, abbia dedicato il primo giorno di esposizione della Coppa del Mondo di calcio ai quartieri disagiati di Roma, non ai VIP.

Cosa copiare dunque in tempo di crisi da questa azienda? Che la cooperazione con chi conosce il territorio è vincente e che chi è diverso può solo arricchirci. Ad esempio, Cameroni ci sottolinea come in cinese non esista la parola “crisi” e come vengano invece utilizzati due ideogrammi, “problema” e “opportunità”. Siamo sicuri che il periodo in cui siamo possa essere considerato unicamente negativo?

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Ho visto vendere dolcezza

La palazzina degli uffici dove sono atteso è a pochi metri dal cancello di ingresso, ma prima si passa dalla reception, dove mi ritirano la carta di identità e mi consegnano un badge, che serve a superare due distinte file di tornelli. Alla terza barriera, il badge non è sufficiente e mi viene a prendere una assistente, di molto gradevole aspetto, che mi accompagna dal dirigente con cui avevo appuntamento. Il dirigente, che ha accolto la mia richiesta di intervista con molta cortesia e cordialità, mi fornisce molte informazioni, fra cui il fatto che, quando si progetta un nuovo prodotto, è bene che la concorrenza non ne venga conoscenza, problema che si risolve facendo in modo che solo le persone indispensabili siano a conoscenza delle innovazioni in preparazione.

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In che azienda mi trovo? In una supertecnologica di chip elettronici? O là dove si costruisce l’ultimo modello di aereo militare? Nulla di tutto questo, sono alla Lindt & Sprungli, la famosa fabbrica di cioccolato e altre prelibatezze!
“Ma come”, direte voi, “il cioccolato è cioccolato, che c’è da innovare? Un mercato dove il leader Ferrero impera con un prodotto, la sua Nutella, che esiste da 70 anni (anche se all’inizio si chiamava Supercrema) e con altre delizie di successo identiche da anni e anni?” Proprio questa è la riflessione che proponiamo oggi ai lettori di Marketing Aideas: l’importanza dell’innovazione, sempre e ovunque.

Il manager con cui parlo è Marco Piantanida, che avevo avuto occasione di conoscere, e di stimare assai, mentre era impegnato in una precedente esperienza, alla direzione vendite di un’azienda di tutt’altro settore merceologico. Bastano alcuni minuti per capire
che, al di là di antiche procedure riguardanti i visitatori, mantenute in vita per giustificatissimi motivi, il clima aziendale è quanto di più sereno e distensivo si possa immaginare.

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Il dott. Piantanida è Direttore Vendite della Lindt & Sprungli ed è assai contento del nuovo incarico, che ricopre da alcune settimane, e che lo porta a dirigere una piramide (di tipo lungo) di circa 120 persone che vendono alla Grande Distribuzione. “In quanto alla qualità, l’azienda non accetta compromessi, e questo per noi commerciali è estremamente importante”, mi dice il dott. Piantanida, quasi dovesse giustificare il
suo umore particolarmente positivo. Mi informa che l’azienda è in costante sviluppo, negli ultimi tre anni è passata da 5.000 a 8.000 dipendenti, nei settori merceologici prioritari sono i primi, per quota di mercato, dopo il gigante Ferrero, precedendo nomi importanti come Nestlé, Novi e Milka. L’immagine aziendale è eccellente malgrado
gli investimenti pubblicitari siano contenuti.
La conversazione procede fluentemente, ho la netta sensazione di un’azienda dove si lavori con gioia: proprietà illuminata e dirigenti abili, direi.

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“Ai dirigenti” prosegue il dott. Piantanida, “è assegnata la giusta autonomia” e questo favorisce molto l’innovazione. Egli mi spiega che l’azienda è considerata l’élite in un mercato di massa e ritiene piacevole, oltre che doveroso, presentarsi sul mercato anche con idee nuove che soddisfino il palato e, in qualche caso, possano perfino stupire.

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Comincio ad essere curioso. Ma quali saranno i nuovi prodotti in gestazione, di cui non ho potuto sapere nulla? Lo scoprirò, insieme con voi, nei supermercati e nelle pasticcerie fra qualche settimana o qualche mese. Non vedo l’ora di assaggiare…

Le nuove frontiere del Marketing: I “CERVELLI ESTERNI”

Prendi il tuo stomaco: esso possiede un’intelligenza, nel senso che è capace di riconoscere il tipo di cibo che è stato ingerito e sa organizzare efficacemente, oltre che eseguire, la sua attività digestiva. Potremmo sostenere, rendendo concreto il concetto, che lo stomaco possieda un “cervello interno”.

stomaco

Il tuo stomaco, però, si avvale anche di una intelligenza esterna ad esso: quella dell’essere umano che tu sei. Provvedendo al proprio benessere, la tua intelligenza provvede, indirettamente, al benessere del tuo stomaco e ne facilita, per quanto possibile, il compito. Possiamo, dunque, affermare che il tuo stomaco si avvale anche dell’opera di un “cervello (a lui) esterno“.

La stessa cosa avviene per l’uomo nel suo complesso: tu possiedi un’intelligenza propria, frutto di un cervello (interno) che provvede al tuo benessere. Ma tu ti si avvali quotidianamente  anche di un “cervello esterno”. Quale?

Cervelli esterni

Il singolo uomo fa parte di una civiltà, di una cultura, di una società che, come tutto ciò che è vivo nell’Universo, cerca di sopravvivere e di svilupparsi. Provvedendo a se stesso, tale gruppo di esseri umani provvede, indirettamente, anche al benessere degli uomini che lo compongono.

Una civiltà (il termine tecnico più corretto è: un’etnia, con questo termine indichiamo un gruppo con cultura e comportamenti simili) possiede un pensiero proprio, che non coincide con quello di uno dei componenti, ma è l’insieme del pensiero di tutti: esattamente come il pensiero del cervello umano non coincide con l’attività pensante di un singolo neurone, ma è il frutto dell’attività di tutti i neuroni. Per colorire la rappresentazione, diremo che un’etnia possiede un cervello, di cui l’uomo si avvale benché esso sia esterno all’uomo: è il concetto di “cervelli esterni”.

Qual è l’utilità di tutto questo ragionamento? Stiamo per arrivarci.

Il cervello esterno fornisce all’uomo delle “pillole di ragionamento” già fatte, che l’uomo potrà utilizzare per pensare, senza affaticare il suo cervello interno. Ma, mentre è scontato che lo stomaco si debba adeguare alle decisioni del cervello umano, non è affatto scontato che l’uomo accetti di utilizzare le “pillole di pensiero” offertegli dall’etnia. Per fare in modo che l’uomo le utilizzi, le “pillole di pensiero” dovranno essere giudicate “convenienti” dall’uomo. La cosa interessante è che, se la “pillola” è accettata, essa è percepita dall’uomo come pensiero del proprio cervello interno e non come attività di un ente esterno… anche se non è così (questa è la differenza fondamentale fra l’attività dei cervelli esterni e quella di un generico persuasore esterno).

Etnia

Come avviene, nell’uomo, la “discussione” fra cervello interno e cervello esterno, per valutare la convenienza, è oggetto di studi interessanti e affascinanti. Questi studi, però, non si limitano ad allietare, ma aprono campi di nuove conoscenze fondamentali per il marketing.

Il marketing, infatti, non è altro che un modo per creare convenienza all’acquisto da parte di un cliente, e, se la convenienza c’è e l’acquisto avviene, la collettività se ne avvale. Il marketing, dunque, è per il consumatore, una delle attività principali dei cervelli esterni.

Oggi si cominciano a scoprire i dettagli del processo secondo cui, nella testa del consumatore, le “pillole di pensiero”, originate dai cervelli esterni, vengono selezionate, utilizzate e fatte proprie. Queste conoscenze, permettono di affinare le operazioni commerciali di ogni tipo: sia quelle di vendita, dove il cliente è un individuo ben definito, sia quelle di marketing in senso stretto, in cui una collettività di possibili acquirenti è analizzata statisticamente.

Chi si ferma è perduto! Parola d’ordine Formazione.

ogni volta che sei tentato di fare le stesse cose, chiedi a te stesso se vuoi essere prigioniero del tuo passato o pioniere del tuo futuro”

Climbing

Così Lino Beatrice, che abbiamo incontrato, presenta il suo modo di gestire la direzione commerciale e marketing di It&ly, azienda che fabbrica prodotti per parrucchieri. Tenendo conto che qualche anno fa, in media, le signore andavano 10 volte l’anno dal parrucchiere e ora ci vanno circa 5 volte, oggi davvero chi si ferma è perduto!

Capelli fai da te

E allora la parola d’ordine è FORMAZIONE, sia sul versante clienti, sia sul versante agenti.

 

Versante CLIENTI:

parrucchiere

Questo marchio, It&ly, è stao creato 28 anni fa con la forte vocazione di portare il prodotto italino nel mondo. Negli ultimi anni, con l’ingresso di Beatrice, l’azienda si è concentrata con forza anche sul mercato italiano.

Non ci si poteva più focalizzare a livello commerciale solo sugli sconti sulla merce: per essere competitivi, infatti, servivano nuove strategie. Il servizio è stato fatto diventare a 360° con pubblicità, trade marketing e attenziona alla soddisfazionne del cliente (sia i parrucchieri, sia i loro clienti).

Il tutto con lo slogan di Beatrice per i suoi clienti “voi avete sempre un ufficio marketing a vostra disposizione”.

L’obiettivo è quello di aiutare i saloni a sviluppare il loro business e, negli ultimi anni, con una clientela con maggior cultura , è più facile far passare le informazioni al mercato: l’offerta di It&ly, infatti, è affiancata da percorsi formativi e corsi gestionali, che vengono venduti agli stessi parrucchieri.

 

Versante AGENTI:

agenti

Per realizzare tutto ciò ci vuole un bel lavoro di squadra, con uno stimolo e una guida dall’alto. La filosofia della collaborazione è lo strumento, i primi clienti per Beatrice sono i propri collaboratori.

Bisogna essere sempre sul pezzo, ascoltare tutti, fare squadra e stimolare tutti produrre esprimere nuove idee, senza il timore di sentirsi giudicati. Non per niente, in It&ly, ci sono venditori con partecipazioni aziendali.

Tutti vorrebbero cambiare,” ci dice Beatrice “ma il cambiamento costa fatica – e qualche venditore fa più fatica di qualcun altro -; ad ogni problema, ci sono almeno cinque soluzioni, perciò tutti devono saper tirare fuori delle idee”.

It&ly fa incontrare tutti i venditori in occasione dei 6 canvas annuali e in queste occasioni Beatrice, oltre a presentare le novità, tenta di analizzare il mercato e di offrire delle soluzioni. Per fare ciò utilizza uno stile aziendale partecipativo: tutti devono essere coinvolti il più possibile.

Prima dell’ordine del giorno si fa un “giro di tavolo”, chiedendo l’opinione di tutti, senza censurare le critiche; lo stesso alla fine dell’incontro, in cui si possano sottolineare sempre sia gli aspetti positivi, sia quelli negativi. Ci vuole quindi una buona capacità di mediare, gestendo le idee differenti e le resistenze al cambiamento.

 

Qual è quindi il segreto di questo professionista? L’essere sempre alla ricerca del miglioramento il piacere di fare questo lavoro, la passione, la voglia e l’ambizione, avendo sempre un nuovo obiettivo in avanti. E i suoi risultati sono una crescita con numeri a due cifre, nonostante il mercato.

 

I 3 passi per sedurre il cliente.

GUIDA PER CONQUISTARE CHI TI INTERESSA CONQUISTARE.

I 3 passi della seduzione. Ovvero cosa troverai in questo articolo:  

  • 5 regole di buon senso per condurre l’altro ad accorgersi di te.
  • 4 massime di comportamento per indurre un ricordo positivo.
  • 3 azioni fondamentali per avviare il rapporto.

Tre assi nella manica

Non tutto è possibile. Ovvero cosa non troverai in questo articolo:

  • Formule magiche per far fare agli altri ciò che vuoi.
  • Come far infatuare qualcuno di te (anche se purtroppo a volte questo accade a seguito di una buona applicazione dei suggerimenti di questo articolo).
  • Come diventare un casanova o una femme fatale.

Perché questo articolo:
Sedurre significa letteralmente “se ducere” ovvero portare qualcuno a sé, verso di sé o con sé. Quindi se i tuoi scopi non sono nobili, ti prego di smettere di leggere questo articolo, non vorrei mai diventare tua complice.
Se continui a leggere, invece, sono felice di offrirti qualche spunto per aiutarti a far entrare le persone che desideri, e in modo più efficace, nei tuoi progetti. Nessuno può far niente da solo, gli altri ci servono, per costruire insieme qualcosa o per permetterne un tassello.

Portare a sè

Il cliente:
In questo articolo ti propongo la parola “cliente” in termini molto ampi. Non esclusivamente quelli commerciali che ci fanno immediatamente venire in mente la relazione con un venditore, ma quelli che ci rimandano alla radice stessa del termine. Cliente ha relazione con i verbi latini còlere, coltivare, rispettare, ossequiare e clùo o cluèo, porgo attenzione, do retta. Ciò significa che il cliente è qualcuno che devo trattare in questo modo se voglio che mi segua e in un certo senso mi scelga. Pensiamo all’utilizzo del termine cliente in ambito giuridico, dove questa radice di significati appare forse più evidente rispetto all’ambito commerciale, l’avvocato ha il compito di ascoltare e difendere il proprio assistito, e questo a lui si affida e sceglie di seguirlo. Mi permetto quindi qui di chiamare cliente chiunque io voglia che mi segua o che mi scelga, ma che io sia disposto a corteggiare per primo al fine di ottenere questo risultato.

Il metodo che ti propongo: fai i passi giusti al momento giusto:
Le relazioni fra gli esseri umani si articolano nel tempo. Ecco perché è importante fare le cose giuste al momento giusto.

Tempismo perfetto

I passi che ti propongo per sedurre sono 3.
1° PASSO
C’è un momento, il primo, in cui bisogna riuscire a condurre l’altro ad accorgersi di te.
2° PASSO
Poi c’è uno scambio e bisogna far si che l’altro si ricordi di te in maniera positiva.
3° PASSO
E’ poi fondamentale agire al fine di rafforzare il sottile legame instaurato per avviare un rapporto.

Dedicherò un articolo a ciascuno di questi 3 passi. Spero tanto che ti possano essere utili per il tuo successo personale!

A presto!