La ricetta del successo oggi? Propositività e Innovazione

caffè dolce risveglioPropositività e innovazione sono le strategie che un’azienda multinazionale come Nestlé sta adottando in un’epoca di costante cambiamento. Ce lo racconta il Dott. Carlo Oldani, Marketing Manager Nescafé di Nestlé Italiana.

Nonostante il periodo di crisi economica, Nestlé sceglie di reinventarsi, di vivere questa fase di cambiamento con propositività, cercando di cogliere i bisogni e le esigenze dei consumatori attraverso l’ausilio dei social network e del web. Non solo è cambiato il modo di pensare dei consumatori, ma anche il modo di rivolgersi alle aziende. Il web e, in particolare i social network, rappresentano gli strumenti privilegiati dai clienti per entrare in contatto con un’azienda come Nestlè.

E’ cambiata la direzionalità della comunicazione tra azienda e consumatori, sono sempre più questi ultimi a rivolgersi a Nestlé per poter conoscere ed acquistare i suoi prodotti; il tempo della classica pubblicità unidirezionale e principalmente televisiva lascia spazio a brevi messaggi sul web che risultino interessanti per il cliente. Oggi il consumatore comunica con l’azienda e vuole trovare un interlocutore presente, disponibile, che accolga le proprie richieste e a cui dichiarare, in cambio, la propria followship.

Vivere la crisi come occasione di cambiamento consente all’Azienda di modificare la prospettiva da cui possiamo guardare la realtà di oggi, osservando non solo quanto le persone sono disposte a spendere per i propri beni di consumo ma come qualitativamente scelgono di investire le proprie risorse.Caffè CoccolaI consumatori di Nescafé in particolare non sembrano rinunciare a prodotti di qualità, o al piacere di poter gustare comodamente a casa propria un buon caffè. Oggi possono addirittura “coccolarsi” con una linea di caffè aromatizzati con gusti unici ed originali (ginseng, nocciola o macaccino). La strada della “coccola”, durante la giornata, in cui si senta l’esigenza di una pausa, si allinea alle tendenze di mercato internazionale che ovviamente la realtà italiana ha tenuto in conto nella scelta delle proprie strategie.

Questa Azienda ha trovato la sua ricetta del successo oggi. Sarà anche perché è riuscita a creare una forte interazione fra il Marketing e le Vendite? Strategia piuttosto rara che ci piacerebbe approfondire.

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Chi si ferma è perduto! Parola d’ordine Formazione.

ogni volta che sei tentato di fare le stesse cose, chiedi a te stesso se vuoi essere prigioniero del tuo passato o pioniere del tuo futuro”

Climbing

Così Lino Beatrice, che abbiamo incontrato, presenta il suo modo di gestire la direzione commerciale e marketing di It&ly, azienda che fabbrica prodotti per parrucchieri. Tenendo conto che qualche anno fa, in media, le signore andavano 10 volte l’anno dal parrucchiere e ora ci vanno circa 5 volte, oggi davvero chi si ferma è perduto!

Capelli fai da te

E allora la parola d’ordine è FORMAZIONE, sia sul versante clienti, sia sul versante agenti.

 

Versante CLIENTI:

parrucchiere

Questo marchio, It&ly, è stao creato 28 anni fa con la forte vocazione di portare il prodotto italino nel mondo. Negli ultimi anni, con l’ingresso di Beatrice, l’azienda si è concentrata con forza anche sul mercato italiano.

Non ci si poteva più focalizzare a livello commerciale solo sugli sconti sulla merce: per essere competitivi, infatti, servivano nuove strategie. Il servizio è stato fatto diventare a 360° con pubblicità, trade marketing e attenziona alla soddisfazionne del cliente (sia i parrucchieri, sia i loro clienti).

Il tutto con lo slogan di Beatrice per i suoi clienti “voi avete sempre un ufficio marketing a vostra disposizione”.

L’obiettivo è quello di aiutare i saloni a sviluppare il loro business e, negli ultimi anni, con una clientela con maggior cultura , è più facile far passare le informazioni al mercato: l’offerta di It&ly, infatti, è affiancata da percorsi formativi e corsi gestionali, che vengono venduti agli stessi parrucchieri.

 

Versante AGENTI:

agenti

Per realizzare tutto ciò ci vuole un bel lavoro di squadra, con uno stimolo e una guida dall’alto. La filosofia della collaborazione è lo strumento, i primi clienti per Beatrice sono i propri collaboratori.

Bisogna essere sempre sul pezzo, ascoltare tutti, fare squadra e stimolare tutti produrre esprimere nuove idee, senza il timore di sentirsi giudicati. Non per niente, in It&ly, ci sono venditori con partecipazioni aziendali.

Tutti vorrebbero cambiare,” ci dice Beatrice “ma il cambiamento costa fatica – e qualche venditore fa più fatica di qualcun altro -; ad ogni problema, ci sono almeno cinque soluzioni, perciò tutti devono saper tirare fuori delle idee”.

It&ly fa incontrare tutti i venditori in occasione dei 6 canvas annuali e in queste occasioni Beatrice, oltre a presentare le novità, tenta di analizzare il mercato e di offrire delle soluzioni. Per fare ciò utilizza uno stile aziendale partecipativo: tutti devono essere coinvolti il più possibile.

Prima dell’ordine del giorno si fa un “giro di tavolo”, chiedendo l’opinione di tutti, senza censurare le critiche; lo stesso alla fine dell’incontro, in cui si possano sottolineare sempre sia gli aspetti positivi, sia quelli negativi. Ci vuole quindi una buona capacità di mediare, gestendo le idee differenti e le resistenze al cambiamento.

 

Qual è quindi il segreto di questo professionista? L’essere sempre alla ricerca del miglioramento il piacere di fare questo lavoro, la passione, la voglia e l’ambizione, avendo sempre un nuovo obiettivo in avanti. E i suoi risultati sono una crescita con numeri a due cifre, nonostante il mercato.

 

Una relazione a tre

Ecco una scena che osserviamo sempre più spesso: un professionista potrebbe fornire ad un’azienda un ottimo servizio, utile e professionale, che potrebbe aiutarla a fatturare di più o a superare un momento di crisi. L’imprenditore che decide per l’azienda lo sa e vorrebbe usufruire di quanto proposto. Vi è però un problema sostanziale: l’azienda, in quel momento, non ha sufficiente budget a disposizione per permettersi ciò che vuole.

Senza budget

I due, quindi, non hanno altra possibilità che stringersi la mano e andare ognuno per la propria strada, consci di aver perso una buona occasione.

Che fare altrimenti?

Qualcuno ha notato che l’azienda, magari con poco budget, ha comunque della buona merce da offrire e, ancor di più, dei fondi di magazzino che non riesce a commercializzare: da qui nasce il “bartering”, ovvero baratto, nel buon vecchio italiano.

Ovviamente, risulta molto difficile trovare qualcuno disposto a scambiare con te qualcosa che hai tu e che lui ritenga interessante, con qualcosa che ha lui e che tu ritenga interessante.

baratto

Ecco qui che spuntano le aziende di bartering; la DGR Business & Media ne è un esempio e uno dei due soci fondatori, Roberto Gibellini, è colui che ci ha raccontato quest’idea, a metà tra l’antico e il moderno ma, di certo, di buona applicazione. Come terza figura, la DGR ricopre il ruolo di mediatore, ritira la merce proposta dall’azienda e paga, in anticipo, il servizio o la consulenza.

La sua specializzazione è il cambio merce legato alla comunicazione, intesa come pubblicità, eventi, fiere, cataloghi, corsi di formazione e molto altro, ed è l’ambito che rende più innovativa e stimolante la trattativa.

La merce delle aziende prende le direzioni più fantasiose (rispettando tutti i vincoli commerciali che pone l’azienda fornitrice), attraverso catene di vendita a cui la DGR, potendo posizionare grandi quantità di merce, può accedere. Quindi si parla di piccoli supermercati, outlet, canali di vendita on-line, ma anche di paesi stranieri in cui certi prodotti non sono ancora passati di moda.

Ma la cosa che ci ha stupiti decisamente di più di ciò che ci è stato raccontato è questa: “Figuratevi che l’altro giorno siamo riusciti a piazzare un’enorme quantità di latte scaduto… L’abbiamo venduto ad una porcilaia, poichè gli enzimi dello stomaco dei maiali possono digerire il latte fino al quindicesimo giorno dopo la scadenza”.

Insomma, lì fuori c’è un’azienda che si è pagata della pubblicità in latte scaduto, e dicono che faremo fatica ad uscire dalla crisi!?

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La regola delle tre parti

Parlando di marketing e pubblicità è molto importante capire cosa renda più o meno bella e appetibile un’immagine, su che cosa si sofferma l’occhio, cosa fa cogliere l’attenzione.
Il web è sempre un’ottima fonte di ispirazione: infatti abbiamo trovato un interessante articolo che spiega una semplicissima regola per rendere ogni immagine un po’ speciale, grazie a una pratica e semplice regola.

http://blog.slideshare.net/2014/02/05/slide-design-101-the-rule-of-thirds/

Ve lo riassumiamo in italiano (per chi non ha voglia e tempo di leggerlo in inglese).

Per migliorare un’immagine e renderla più interessante sono sicuramente utili dei buoni programmi di grafica… Ma sono anche complessi e lunghi da utilizzare. Un buon punto di partenza può essere, invece, utilizzare la regola delle tre parti, o dei terzi.
Semplicemente, si divide lo spazio della futura immagine in tre parti uguali, sia verticalmente che orizzontalmente, e si usano le linee ottenute per posizionare gli elementi dell’immagine, della slide o
della fotografia.

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La regola delle tre parti orizzontali
Se si sta fotografando una persona in primo piano, gli occhi del soggetto dovrebbero sempre essere posizionati nel terzo dell’immagine più alto… Che sia una modella o che sia il proprio gatto!

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La regola delle tre parti verticali
Similmente all’orizzontale, il concetto è di posizionare sempre l’oggetto dell’immagine nel primo o nell’ultimo terzo, mai a metà. In questo modo, si utilizza lo “spazio bianco”, che rende un’idea di ordine e semplicità.

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Questa regola vale anche per il testo e per qualsiasi altra gestione dello spazio. Insomma, c’è solo da provare!

Le porcellane giapponesi Kakiemon, ad esempio, si riconoscono perché spesso utilizzano questa tecnica

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E guardate qualche scena dalla “Grande Bellezza”… Che dite, sarà questo il segreto per vincere l’oscar?

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Link

Belle o brutte che siano, proviamo spesso delle emozioni. Perché avviene questo fenomeno? Che cosa le genera?

Emozioni diverse

Scopri le cause delle tue emozioni.

L’uomo possiede più intelligenze, che dialogano fra loro. Molti libri ne prendono in considerazione due, molto importanti: l’intelligenza razionale, fisicamente prodotta dai neuroni del cervello, e l’intelligenza distribuita, che è l’insieme delle capacità di interpretare le situazioni, che vari organi del corpo possiedono. Entrambe queste intelligenze sono in grado di prendere autonomamente decisioni ma, dovendo entrambe stabilire le azioni di un’unica persona, devono mettersi d’accordo, comunicando fra di loro.
L’intelligenza razionale è conscia, quindi noi ci rendiamo conto del suo operato; quella distribuita è inconscia, e agisce senza che noi ce ne accorgiamo. Quando però l’intelligenza distribuita “dice qualcosa” alla collega razionale, noi ci accorgiamo che questa ha ricevuto un messaggio, perché noi ci rendiamo conto di tutto quanto avviene nella nostra sfera razionale.

Quando dunque l’intelligenza razionale riceve il messaggio, noi proviamo una sensazione, alla quale diamo il nome di “emozione”. Il più delle volte, un’emozione ci induce a fare qualcosa: questo avviene perché si tratta proprio del messaggio con cui l’intelligenza distribuita voleva convincere l’intelligenza razionale a decidere una ben precisa azione.

Emozioni.

Le emozioni sono messaggi che l’intelligenza distribuita invia all’intelligenza razionale.

Oggi molte campagne di marketing e di motivazione cercano di stimolare emozioni. Tuttavia, gli artefici delle strategie di marketing si concentrano sull’emozione, e non sull’attività dell’intelligenza distribuita. E’ come se, dovendo dimagrire, ponessimo l’attenzione sull’ago della bilancia e non sulla dieta. Certo, i segnali indicatori hanno indiscussa importanza, ma per padroneggiare veramente il fenomeno bisogna conoscere a fondo le cause e saper influire su di esse. Uscendo dalla metafora: perché l’intelligenza distribuita ha preso quella tal decisione che ha fatto sì che noi si provasse quella tal emozione?

L’attività dell’intelligenza distribuita, che è quella che bisogna imparare a conoscere, è stata recentemente oggetto di molti studi, da parte di centri di ricerca e università di tutto il mondo. Anche il Gruppo di Studi Psicologici di Aidea, in particolare, studiandone il funzionamento, ha scoperto molti aspetti interessanti, che ha già potuto sperimentare con successo, sia per sviluppare le vendite di aziende clienti, sia per incrementare capacità personali dei dirigenti.

Ne parleremo in un prossimo articolo.

Marketing per conquistare le donne

Ecco cosa abbiamo trovato in rete! Come un geniale professore sembra abbia spiegato ai suoi studenti certe complessità del mercato. Ci è sembrato doveroso tradurlo e condividerlo.

Buon divertimento.

“Ecco come un professore ha spiegato il marketing ai suoi studenti in Business Administration”

1- Vedi una bellissima ragazza ad una festa, vai da lei dicendole di essere un uomo ricco e di sposarti – “Questo è Marketing Diretto”HIMYM_barney

2- Sei ad una festa e un tuo amico va da una ragazza, ti indica dicendole che sei un uomo molto ricco e di sposarti – “Questa è pubblicità” have_you_met_ted_2013-08-01_23-44-40

3- Una ragazza ti viene incontro, dicendo che sei ricco e chiedendoti di sposarla  – “Questo è riconoscimento del marchio” (del brand) Karma

4- Dici ad una ragazza di essere un uomo molto ricco e questa ti tira uno schiaffo – “Questo è il feedback del consumatore” Barney-Slap-how-i-met-your-mother-1005426_500_281

5- Dici ad una ragazza di essere un uomo molto ricco e questa ti presenta suo marito – “Questo è il divario tra domanda e offerta” HOW-I-MET-YOUR-MOTHER-Hopeless-Season-6-Episode-21-2

6- Prima che tu possa dire alla ragazza che sei un uomo ricco e di sposarti, arriva tua moglie – “Questi sono gli impedimenti ad entrare in un nuovo mercato” il-cast-di-how-i-met-your-mother-in-the-best-of-2008

(All copyright is noted to their respective owners and no infringement is intended.)

Come fare una pubblicità bellissima

Oggi tutti sono sommersi da messaggi di ogni tipo. Per pubblicizzare un prodotto, è necessario riuscire ad attirare l’attenzione del compratore potenziale. Bisogna emozionarlo. Bisogna farlo soffermare sulle immagini proposte. Già, perché oggi a nessuno piace più leggere! Siamo decisamente entrati in una civiltà oftalmica.

Oggi c’è anche un’altra onda che sta sommergendo tutti: ci sono in giro troppi creativi pubblicitari. Così quelli bravi devono far emergere la loro creatività: immagini che colpiscono, che si impongono, che bucano il display, che provocano gli utenti molto di più di quanto gli altri pubblicitari riescano a fare. Vi proponiamo qui di seguito alcune immagini pubblicitarie davvero splendide, da questo punto di vista. Sono private del riferimento al Brand per far emergere l’estro della fotografia.

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In questo schermire di durlindane mentali si sta dimenticando, forse, un piccolo dettaglio. La pubblicità ha uno scopo ben preciso: far vendere i prodotti. Il potenziale compratore che vede la pubblicità deve essere attratto dall’appetibilità del prodotto reclamizzato, non dalla bravura del pubblicitario. Deve ricordare il prodotto, non l’immagine che lo ha colpito. Funzione dell’immagine è aiutare a ricordare il prodotto, non far ricordare l’immagine.

Per cui vi proponiamo questa sfida: provate a dire, delle immagini proposte, qual è il prodotto o il settore merceologico dell’articolo reclamizzato. Va detto che alcune immagini contenevano delle scritte (peraltro molto piccole) che abbiamo tolto, perché se c’è un’immagine che occupa quasi tutto lo spazio pensiamo che essa debba in qualche modo riferirsi al prodotto per farlo ricordare.

La soluzione è qui di seguito. Provate a indovinare prima di guardare la soluzione: questo esercizio speriamo vi possa aiutare a fare delle pubblicità bellissime. Anche migliori di quelle che vi abbiamo proposto.

SOLUZIONE
Le immagini pubblicizzano:

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Sapone igienizzante

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Disneyland

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Museo dei fumetti

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Compagnia ferroviaria

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Lega contro il cancro

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Penna USB

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Agenzia di viaggi

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Catena di autogrill

Intesa Sanpaolo Assicura

L’idea da copiare:

Vecchio prodotto, nuovo concetto, adeguato ai tempi.

Intesa Sanpaolo Assicura è stata uno dei protagonisti dell’indagine svolta nel 2012/2013 che ha dato origine al libro “L’Era del cambiamento nella vendita”.

Ecco cosa ci è stato raccontato prima di Natale, a un anno di distanza dalla prima indagine:

Dopo aver lanciato nel 2012 la polizza auto con la ViaggiaConMe Box, l’azienda continua a cercare nuove strade per differenziarsi.

La box infatti è stata presto copiata e, dopo una prima ondata di buoni risultati, oggi sono i concorrenti, che in questi mesi hanno attivato lo stesso servizio, a continuare a raccoglierne i benefici.

Questo, anche per una attuale minore spinta della rete commerciale di Intesa Assicura focalizzata su altri obiettivi.

Ci chiedevamo cosa mai l’azienda potesse far uscire dal cappello oggi. Siamo venuti a conoscenza del fatto che dopo aver sfornato un prodotto tanto interessante da essere subito copiato dalla concorrenza, Intesa Sanpaolo Assicura focalizzerà i suoi sforzi per proporre nuovi prodotti  nel campo della protezione della casa e della salute.

Ma cosa può rendere speciali due prodotti assicurativi che in fondo esistono da sempre e per giunta offrono in molti?

L’aspetto importante che rileviamo è che questi prodotti rispondono ad un preciso bisogno emotivo che viene riconosciuto nel tessuto sociale nel periodo di (ri)lancio ed è questo che determinerà il successo dei prodotti e farà sì che i concorrenti si allineeranno.

Per la casa il bisogno emotivo è: “in un periodo di difficoltà come questo la mia casa è una delle poche sicurezze che mi rimangono, forse vale la pena di investire qualcosa per salvaguardarla…”

Per la salute il bisogno emotivo è: “di questi tempi nel caso di una malattia importante devo poter dare sicurezza alla mia famiglia e poter avere a disposizione le migliori cure per rimettermi…”

Il progetto probabilmente darà buoni frutti anche perché l’azienda spingerà i prodotti uno alla volta, focalizzando pubblicità e rete contemporaneamente sul prodotto.

L’azienda ha infine capito che non si può più vendere facendo venire la gente in filiale. Si sta quindi organizzando con un piano formativo adeguato per iniziare a far uscire gli operatori. Questa rimane la sfida attuale: creare consulenti capaci di raggiungere i clienti e di vendere. Una sfida difficile su operatori che da sempre fanno un lavoro diverso, ma possibile, di certo l’unico modo per tener testa ad una spietata concorrenza.

L’idea da copiare:

Spesso pensiamo che il problema siano i nostri prodotti, o il mercato che soffre in questo periodo.

Se ci focalizzassimo maggiormente sulle esigenze, soprattutto emotive, di questo mercato che soffre, potremmo magari scoprire che uno dei nostri prodotti potrebbe fare la differenza.

Il prodotto rimarrebbe lo stesso, dovremmo solo cambiare il concetto di prodotto, per farlo combaciare con uno specifico bisogno emotivo attuale. Dovremmo fare un piccolo sforzo di analisi e di riconversione della comunicazione di prodotto, lavorando in primo luogo sulla nostra rete di vendita, ma il resto della strada sarebbe in discesa!

Ci auguriamo che possiate aumentare le vostre vendite grazie a questa idea!

Buone vendite a tutti!

Per notizie relative ad Intesa Sanpaolo Assicura e ai suoi manager: la prossima settimana pubblicheremo il contenuto dell’indagine 2012/2013 relativo all’azienda.

Impressioni post-natalizie

Natale è finito, abbiamo smontato anche quest’anno l’albero e il presepe e il 2014 ci ha già regalato la sua nuovissima mole di lavoro.

Possiamo però tirare le somme delle feste passate e guardare, con occhio più critico e meno romantico, cosa ci è stato proposto.

Il periodo natalizio è particolarmente favorevole per la creatività dei pubblicitari. Molti spot televisivi, infatti, si lasciano andare in scenografie pittoresche e trame incentrate sulla gioia e sulla famiglia. A qualcuno forse il tutto può apparire un po’ melenso, ma quanti ogni anno in questo periodo, non si incantano davanti alla televisione a gustarsi il nuovo spot natalizio di questa o di quella marca? E come non sentirsi, alla fine, un po’ più appagati e in pace con il mondo? Quindi, tanti bambini, buoni sentimenti, una famiglia modello e un senso generale di speranza e felicità. Insomma, nessun litigio tra i parenti del cenone di Natale, nessun bambino che piange disperato perché non ha ricevuto il dono tanto desiderato.

Di sicuro, la leva che viene utilizzata in questi casi è molto forte, si tocca in pieno l’emotività delle persone, facendo possibilmente ricordare loro i momenti potenzialmente più felici della loro vita, Natale, quando erano bambili.

Vediamo quindi qualche esempio.

Nello spot Lindt, la pubblicità è giusto una bambina e un orsetto di cioccolata, si incontrano fanno amicizia e l’orsetto, dal negozio, attraversa tutta la città per raggiungerla. Come non provare simpatia per il tenero orso? E come non pensare, “sì, ti compro e ti porto a casa”?

Nello spot Bauli, ecco un altro bambino che, soffiando il magico zucchero a velo sopra al pandoro, sparge su tutta la città (o meglio dire, paesino da presepio) gioia e felicità, con sottofondo il pezzo già adottato gli anni scorsi dall’azienda “a Natale puoi”

Ancora un bambino, associato all’idea di famiglia nello spot ikea: sembra che il protagonista stia preparando il salotto per accogliere Babbo Natale, invece, ecco che rientra il fratello più grande, presumibilmente che vive lontano, per passare il Natale in famiglia

Un fraintendimento è il tema centrale anche dello spot Apple. L’adolescente protagonista passa tutti i bei momenti di Natale incollato al suo IPhone, un po’ come tutti i suoi coetanei, e sembra perdersi ciò che gli sta accadendo intorno. Nel finale invece dimostrerà che, grazie al suo telefono, non solo non si è isolato, anzi, riuscirà a condividere questo momento ancor di più

Coca cola porta un’altra ventata di buoni sentimenti e di speranza, forse volendo far leva su uno dei periodi non proprio rosei per molte persone; ecco che proprio Babbo Natale lancia in cielo una cometa, con la frase “anch’io credo in voi”

Per finire, lo spot di una catena di grandi magazzini inglese, John Lewis, che sta facendo il giro del mondo come una delle più belle pubblicità di questo Natale.

E voi cosa ne pensate? Cosa vi trasmettono questi ed altri spot natalizi? Qual è il più bello, secondo voi? Che cosa non vi piace?

E che effetto vi fa guardarli fuori stagione (anche se di poco)?