Come farti chiamare dai tuoi clienti “per amore”

Immagina che i tuoi clienti ti chiedano un appuntamento. Immagina che siano loro a chiamarti per chiederti di andarli a trovare a casa loro per parlare del tuo prodotto. Immagina che accada questa meraviglia, invece di tutta quella fatica che fai ogni giorno per contattare un nuovo cliente, riuscire a stabilire un dialogo, arrivare a proporgli un incontro e venire tante volte rimbalzato…
Ecco, e se ti dicessi che qualcuno c’è riuscito? Che qualcuno ha trovato la sua strada per farlo? Che qualcuno fissa appuntamenti solo su richieste inbound e di questi appuntamenti fissati circa il 40% si chiude con contratto in prima visita?
Ti farebbe un po’ invidia, penso, ma vorresti anche capire come abbia fatto. Io mi sono subito incuriosita e sono andata alla fonte dell’informazione.

Ho incontrato, un paio di settimane fa, Alfredo Garisto e sua figlia Virginia, che mi hanno accolta nella loro Azienda da perfetti padroni di casa, colpendomi subito per la loro autenticità e passione.

Lui ha fondato IWM circa 35 anni fa, per amore, si proprio così, per amore.

Alfredo faceva tutt’altro nella vita quando ecco che sua moglie, incinta di due gemelli, purtroppo li perde. Solo chi ha perso un figlio può comprendere, gli altri no, ma possono provare ad immaginare. Fortunatamente presto arriva l’attesa di una nuova vita e i dottori raccomandano attenzione a molte cose, cibo, comportamenti, acqua.

E’ così che Alfredo inizia la sua ricerca proprio intorno all’acqua, un’acqua buona, un’acqua che faccia bene, che sostenga la vita. Scopre l’osmosi inversa e tutte quelle caratteristiche che rendono l’acqua fonte di vita e di salute.

Fonda un’azienda, IWM, che produce e vende depuratori d’acqua, scommettendo su questo bene prezioso, l’acqua depurata, che ha fatto nascere sua figlia, la prima di tre fratelli, e che lui crede sia capace di sostenere la vita e la salute.

Mi narra di anni di crescita aziendale, alla ricerca dell’acqua perfetta. Mi parla del pH e rimango affascinata. Il pH del sangue è 7,4, quello del latte materno è 7,4, così pure quello del liquido amniotico. Tale dovrebbe essere quello dell’acqua. Se hai un bambino piccolo come me e lo stai allattando questi discorsi ti fanno innamorare, ma anche se non è il tuo caso, ne senti tutto il valore biologico.

L’osmosi inversa permette di ottenere la molecola pura dell’acqua, ma non il pH di 7,4 e così è iniziato un viaggio alla ricerca del minerale perfetto per remineralizzare l’acqua, portandola in modo naturale al pH 7,4.

Ci sono voluti anni e poi si è arrivati a scoprire che una particolare pietra dell’Himalaia permette questo risultato. Lo permette sull’acqua purissima delle proprie sorgenti locali e lo permette sull’acqua depurata ad osmosi inversa dai depuratori di ultima generazione IWM.

Così si è arrivati all’acqua perfetta, con il pH perfetto.

Ma basta questa eccellenza per ottenere il risultato commerciale descritto nelle prime righe di questo articolo? Ovviamente no, non basta, perché è quello che ci sta dietro il vero motore.

Mi spiego, quando in te e nella tua famiglia brucia una passione biologica, carnale, nel senso di radicata nella carne tua e dei tuoi figli – perché da qui è nata la tua storia – questo non può che trasudare, influenzare tutti coloro che del tuo progetto fanno parte. E’ una questione fisica, corporea. Sappiamo che è il non verbale a comunicare maggiormente nella nostra comunicazione, lo sappiamo ma forse nessuno di noi ci crede davvero. Ecco, per questo dico che non è il prodotto la causa diretta del risultato commerciale descritto, ma lo è ciò che ha permesso di arrivare a questo prodotto, la causa profonda sono: sangue, latte materno e liquido amniotico.

Ma torniamo a noi e capiamo come IWM vende: come ottiene di farsi chiamare da potenziali clienti che chiedono un appuntamento?


Alfredo Garisto mi dice che fa pubblicità. Negli anni passati anche attraverso TV e stampa, oggi solo via radio e web. Certo, penso io, ma in tanti fanno pubblicità con scarsi risultati, qui cosa c’è di diverso?
Mi racconta e capisco meglio. Sono stati utilizzati in modo intelligente sia strumenti emotivi, sia strumenti razionali.
A livello razionale hanno iniziato circa 15 anni fa ad effettuare studi sul canale radio, per comprendere quali messaggi funzionassero meglio, su che emittenti, in quali fasce orarie e perché. Questo ha portato ad un continuo aumento dell’efficacia dei messaggi che sono stati via via diretti meglio aumentandone così la redemption. La continua attività di analisi del proprio operato e i suggerimenti via via emersi dalle analisi e applicati successivamente sono stati la chiave del successo di questo canale, che ad oggi è il motore principale del flusso commerciale aziendale.
A livello emotivo hanno utilizzato emozioni positive di tipo creativo, le egoemozioni, quelle che ci rendono più “disposti a spendere”, in quanto sono capaci di generare un forte desiderio d’acquisto. Per anni hanno fatto leva su un messaggio del tipo “chiama questo numero, se arrivi fra i primi 10, vinci il depuratore gratis”. Questo gioco scatenava il desiderio e generava prima attenzione e poi attesa dello spot, come momento utile per poter fare la chiamata. A fronte di alcuni depuratori regalati, si generava un gran passa parola, che veniva a volte anche premiato. Inoltre se non riuscivi a rientrare fra i primi 10, capitava spesso di riuscir comunque ad organizzare l’appuntamento e a vendere. Era il gioco, la sorpresa di scoprire se avevi vinto a sostenere il meccanismo, oltre ad aver creato un plus ben distinto, ovvero “IWM è l’azienda con cui puoi vincere il depuratore gratis”. L’approccio negli ultimi anni è evoluto. Ora tutti ottengono il depuratore gratis, ma si pagano i pezzi di ricambio per la manutenzione, che servono comunque e che qualsiasi fornitore ti fa pagare. Razionalmente uno sa che in qualche modo il prezzo del depuratore rientra nei ricambi, ma la percezione è ugualmente vantaggiosa, anche perché i prezzi sono effettivamente competitivi a fronte di prodotti e servizio eccellenti.

Inutile dire che sono stati copiati in tutte le salse, ci hanno provato molti concorrenti producendo imitazioni, citando di soppiatto il marchio per pilotare i motori di ricerca, ma niente, l’originale resta sempre l’originale.

Dunque il merito del risultato commerciale è dell’analisi strategica condotta sugli strumenti di Marketing? Oppure di una scelta felice delle leve emotive?
Mi viene raccontato, come un dettaglio di contorno, che è proprio Alfredo Garisto che spesso interviene nelle pubblicità, sia quelle registrate, sia quelle in diretta. Ecco e allora capisco meglio. La voce, proprio la voce è quella che, insieme al corpo, trasmette la nostra identità, le nostre emozioni, i nostri valori, le nostre passioni. Capisco dunque perché questa pubblicità funzioni, perché, oltre ad essere ben studiata, è anche fortemente espressiva a livello inconscio.
C’è un flusso inconscio che fluisce come acqua, dalla famiglia, all’azienda che è famiglia allargata, fino a tutti coloro che vengono in contatto con questa realtà. Lo dico anche per esperienza, perché questo flusso mi è arrivato anche attraverso l’incaricato di vendita che è arrivato a casa mia e poi attraverso il tecnico che mi ha installato il depuratore, quest’ultimo in splendida divisa aziendale. L’esperienza è stata così diversa dai miei precedenti fornitori che sono dovuta andare alla fonte di tutto questo e ho scoperto quanto ti ho raccontato.

Cosa possiamo imparare?

  • Che fare di ciò che è importante e vitale per noi, il nostro business, potrebbe essere la scelta vincente (anche se questo è lontano da ciò che facciamo oggi).
  • Che condividere la nostra vita con autenticità è l’unico vero modo per conquistare gli altri e coinvolgerli in in un mondo al quale desiderino appartenere.
  • Che testa e cuore vanno usati entrambi, insieme e con intelligenza e vanno usati mettendoci innanzitutto la faccia e la voce, perché queste comunicano molto di più e meglio di mille parole.

Al termine del nostro appuntamento, confido ad Alfredo e Virginia Garisto che ciò che mi hanno raccontato mi ha colpito particolarmente, anche perché ho un bimbo piccolo che sto allattando. Alfredo mi guarda e mi dice “lo faccia più a lungo che può”, ma me lo dice come se questa esperienza fosse viva in lui, come se avesse presente nel suo oggi la bellezza di quei momenti. Strano, per una persona con i capelli bianchi. Forse la differenza sta proprio qui: le cose belle nella vita passano e solo pochi sanno tenerle presenti, vive con loro, per illuminare il loro presente, la loro vita e quella degli altri.

Allargare da casa la quota di mercato

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Causa Coronavirus AGENTI e VENDITORI sono tutti a casa. I clienti non ricevono più, e le visite sono bloccate, da necessari provvedimenti governativi.
Si può aspettare che passi, oppure reagire e provare comunque, da casa, a fare la differenza rispetto alla concorrenza.
Quali sono gli elementi che fidelizzano un cliente e che lo legano fortemente a noi? Come faccio a far percepire un maggior valore nella mia offerta rispetto a quella della concorrenza? Come si può continuare ad offrire servizio senza visitare i propri clienti?
Le nuove tecnologie sono la risposta? Sì, ma non sono tutto, perché bisogna sapere come usarle e soprattutto con quale strategia.
Telefonate e soprattutto Whatsapp possono essere usati in modo mirato, con precisa strategia, coordinata con il Marketing aziendale. Con Whatsapp si può stare vicino ai clienti, fare informazione di settore adattando il messaggio in modo personale, condividere promozioni mirate, parlare di una novità, mandare un breve video, meglio se è un video messaggio di noi che parliamo e tanto altro. A volte anche le Skype call sono utili e, nei casi più evoluti i webinar, per piccoli e grandi gruppi.
Niente di impossibile insomma, ma non è facile trasformare, anche se per pochi mesi, una professione in qualcosa di diverso, nell’attesa che tutto passi.
Se vuoi che la Tua rete commerciale sfrutti questo momento come un’occasione per allargare la propria quota di mercato, fa agire a distanza in modo strategico e coordinato i Tuoi venditori in questi mesi, perché quelli della concorrenza probabilmente non lo faranno.
Se ti serve una mano scrivimi all’indirizzo diletta.rossi@aidea.it oppure chiamami o scrivimi via Whatsapp al 3487263701.
Dopo un allineamento con le direzioni aziendali, seguirò la Tua rete attraverso dei webinar di gruppo e parallelamente con delle skype call settimanali con ciascuno dei venditori, per guidare e verificare le loro azioni.
Fa in modo che proprio in questo periodo difficile i Tuoi clienti Ti sentano vicino, questo può fare la differenza per il Tuo futuro.
Buon lavoro e come sempre #buonevendite!

Kalos kai Agathos: quando “bello e buono” portano lavoro.

La vendita al dettaglio vive un momento di crisi? Non generalizziamo. Quando il punto vendita propone un prodotto di qualità e ci sono in ballo salute ed estetica, oggi si vince sulle tendenze più comuni.
Stiamo parlando del mondo dell’ottica che vive uno stato di cose molto particolare; per quanto ci siano molte nuove catene di rivendita di occhiali, l’ottico “sotto casa”, in cui trovare un professionista in camice bianco, resiste molto meglio di altre categorie di piccoli negozianti.

Fateci caso, nel centro della vostra città, ci sarà probabilmente un ottico che abbia servito le ultime due generazioni.
C’è da chiedersi come mai, in un momento storico come il nostro, sembra che la crisi colpisca meno questo settore; probabilmente, per fare un acquisto, mediamente costoso, di un paio di occhiali, ci piace ancora avere a che fare con un interlocutore capace di consigliarci al meglio e che faccia la parte di colui che si curi dalla nostra salute e perché no, anche della nostra bellezza.
Abbiamo conosciuto il dott. Ferrua, direttore vendite di Silhouette, un’azienda che produce montature e che sembra ricalcare esattamente questa linea di approccio al pubblico.
Quest’azienda infatti è ancora un’azienda familiare che non fa parte di nessuna multinazionale, al contrario di ogni altra sua concorrente, e che punta su un prodotto di alta qualità e performance.

Come ci racconta Ferrua, per vendere le loro montature (che sono quelle sottili, leggere e
ultraresistenti), c’è bisogno di persone capaci: le montature di tipo glasant, infatti, devono essere adattate al tipo di viso del cliente, in modo che “spariscano” il più possibile e non stonino con le forme.

Un lavoro che può essere fatto bene o male quindi, ma che, ad un professionista, dovrebbe dare una soddisfazione differente. Anche nell’approccio ai rivenditori, Silhouette, propone la stessa linea: i venditori che si recano dagli ottici devono essere formati e preparati per insegnare al negoziante come proporre il prodotto. Devono ricalcare lo stesso rapporto umano che si crea tra l’ottico e il proprio cliente, di professionalità e preparazione, per fare in modo che si faccia business insieme ma con il risultato di un lavoro fatto bene.

Oggi la qualità continua a pagare e, anzi, sta davvero diventando l’unico modo per non subire la concorrenza e avere un gran successo.

Investire in forza vendita: lo fa la grande multinazionale

I prodotti possono essere i migliori, ma oggi non si vendono più da soli: ci vuole una forza vendita di altissima qualità, e occorre quindi investire nelle persone, cercando strade nuove e anche rischiose per portare maggiore valore all’azienda.

È stata la scelta di General Electric: la multinazionale, che segue da vicino la storia dell’industria moderna – è l’unico gruppo che può vantare di far parte del Dow Jones dal giorno della sua creazione – ha deciso nel 2014 di assumere per la sua divisione medicale in Italia, e specificatamente farmaceutica, un gruppo nuovo di persone diverse per età ed estrazione. Un rinnovamento, quindi, per aumentare l’efficacia del lavoro e dell’attività commerciale.

Ne abbiamo parlato con Antonio Spera, direttore commerciale ed amministratore delegato della divisione farmaceutica di GE Healthcare in Italia, la componente di GE legata alla salute che produce tecnologie mediche, occupandosi di imaging, software e IT, monitoraggio del paziente e diagnostica, fino alla scoperta di farmaci, tecnologie di produzione biofarmaceutica. In Italia, le strutture ospedaliere, pubbliche e private, si trovano a dover far fronte a ripetuti tagli di bilancio che impongono agli ospedali azioni specifiche mirate alla riduzione di sprechi e costi inutili e all’aumento dell’efficienza nella gestione.

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Allora che fare? GE Healthcare sceglie di rivoluzionarsi per rispondere in maniera più efficace ai bisogni dei professionisti medici. Nel 2014, quindi, GE Healthcare Italia decide di ribaltare la propria struttura commerciale, passando da agenzie plurimandatarie all’assumere figure commerciali interne.

Come mai? Ci si vuole riappropriare del know-how tecnico-scientifico e relazionale, ambendo all’eccellenza commerciale, fondata su un team di persone molto formate e molto motivate. A corredo delle persone, occorrono “tools & analytics”, ovvero strumenti, dati ed informazioni a supporto delle decisioni strategiche ed a monitoraggio dell’esecuzione dei piani di lavoro.

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Inoltre in un mondo in cui la lotta è sui prezzi, ma si vogliono rispettare le regole e l’etica, è fondamentale capire quali sono le difficoltà e le sfide che affrontano i clienti e offrire una soluzione, non un prodotto, per risolverle. In particolare, GE tenta di “unire i puntini”, ovvero integrare i propri prodotti l’uno con l’altro, per poter seguire il percorso del paziente.

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Una “filosofia” che guida da sempre il lavoro di ricerca e sviluppo di GE Healthcare: migliorare la qualità degli esami e l’esperienza per il paziente, rendere più facile l’utilizzo per i medici, a costi contenuti. Allo stesso modo si è puntato alla semplificazione nella relazione con il cliente, con il criterio “quanto è facile fare business con GE?”.

Sembra quindi che, nell’era della tecnologia e dell’informatica, serva ancora produrre soluzioni e servizi investendo sulle persone e sulla qualità: di certo l’unica strada possibile per aggiungere vero valore ai propri prodotti.

Per Natale regaliamoci un po’ di PASSIONE

Regalati passioneChe cos’è la passione e perché serve?

Che la passione sia un motore necessario per la vita è indubbio, che lo sia anche per gli affari lo è altrettanto.
Il tema è però trascurato o sottovalutato, soprattutto perché sembra difficile influire su di essa.

La spinta passionale porta la persona a mettersi in gioco, a cercare fra le proprie risorse quelle in grado di raggiungere un obiettivo relativo a qualcosa che conta per se stessi. Per questo la passione è in grado di fare la differenza: essa attiva tutte le proprie risorse e così amplifica e potenzia immaginazione, capacità e resistenza. Tutto questo ha l’effetto di renderci molto più efficaci.

Che cosa succede se non c’è passione?

A volte entrate in un negozio e capita che non vi si presti adeguata attenzione? Non dico che non vi salutino neppure o non vi chiedano qualcosa, ma non trovate qualcuno che si mostri interessato a capirvi.Buco di fatturato
Ecco, questa mancanza di passione crea un bel buco di fatturato per quel negozio e allo stesso tempo provoca insoddisfazione in un cliente che entrando avrebbe voluto trovare qualcuno che lo aiutasse ad acquistare con soddisfazione, e invece finisce per andarsene dal negozio a mani vuote.
Il buco di fatturato oggi non è solo del negozio, è anche di tutti i fornitori del negozio, che vivono la cosa di riflesso.
Luca Catalano, Direttore Commerciale di Collistar, ci racconta che per lui tutto questo ha significato la bellezza di 10 milioni di pezzi in meno venduti negli ultimi 5 anni! E Collistar è un marchio fra quelli a maggior tenuta nel settore della profumeria in questo periodo.
Ma non è tutta colpa della crisi? Cosa c’entra la passione con tutto questo?
C’entra eccome, perché quando i fatturati non arrivano più da soli, è allora che bisogna generarli.
Le aziende ci provano con tutti i mezzi. Catalano ci racconta di geniali evoluzioni di prodotto, tese ad incuriosire, e di offerte particolari, tese a favorire il multiacquisto. Il singolo negozio, poi, e i suoi operatori, devono riuscire a dare il meglio e a proporre con passione ogni singolo articolo. Certo però, un tempo, lavorare in negozio era più gratificante. I clienti arrivavano e acquistavano più facilmente, con meno attenzione a mille particolari e facendo meno paragoni. Oggi entra meno gente, sono tutti più indecisi e vogliono di più con meno. E’ facile farsi influenzare da questo clima “di magra”. Così accade che alcuni commessi facciano più fatica ad avere quello slancio positivo ed entusiasta, capace di avvolgere e gratificare il cliente, nonché di accompagnarlo in un’esperienza piacevole d’acquisto. Per fortuna molti hanno ancora questo slancio, alcuni lo hanno proprio ritrovato grazie alla crisi.
Oggi per generare i fatturati che non arrivano più da soli serve proprio una forte passione nella prima linea, altrimenti si crea un forte collo di bottiglia nel sell out con sofferenza aziendale di tutti i fornitori.
A poco serve consolarsi constatando che siamo tutti sulla stessa barca, in quanto il commesso si comporta allo stesso modo con tutti i marchi di negozio.
Formazione e aggiornamento servono ancora? Ovviamente i commessi devono conoscere i prodotti, e da questo non si può prescindere, ma come si fa a trasmettere passione nella comunicazione al cliente in questo clima generale un po’ spento?

Come si genera la passione?

La passione è una questione culturale, ci dice Catalano.Trasmettere passione
Innanzitutto essa può essere insegnata, ma non in modo teorico. Tipicamente un allievo sviluppa passione di fronte ad un insegnante che ha passione per una certa materia o attività. Finché la scuola rimarrà un luogo di trasmissione nozionistica non sarà mai una fucina di passione vitale. Inoltre egli rileva una mancanza totale, nella scuola, di percorsi specifici dedicati alle professioni commerciali di contatto col pubblico. Perché deve giustamente esserci una Scuola Alberghiera, mentre non c’è una Scuola Commerciale? Ci vorrebbe un luogo in cui i ragazzi e le ragazze, che si volessero preparare a questa professione, potessero trovare tutti gli strumenti per farlo nel migliore dei modi apprendendo da maestri quanto è bello ed entusiasmante farlo, e quindi sviluppando passione per la futura attività professionale. Oggi la professione commerciale è di fronte a nuove e alte sfide e la nascita di una Scuola dedicata – lo condividiamo in pieno – è una delle più forti esigenze del mercato italiano.
E poi? E poi, egli aggiunge, bisognerebbe tornare ad essere un po’ di più “galantuomini”, tornare ai valori che fanno bene, per i quali vale la pena di spendersi. Un po’ di idealismo in più farebbe bene in un contesto di insicurezza dove alla fine tutti provano solo a fare i furbi in un ambiente che viene sentito sempre di meno come proprio tessuto sociale.
La crisi aiuterà? Pensiamo di si.
E, personalmente, mi piace immaginare che fra 10 anni, quando mi servirà un’efficace crema antirughe(!), io possa entrare in profumeria per fare un’esperienza d’acquisto davvero unica e gratificante.

Giovani e seri

Nell’evoluzione culturale del nostro paese, ogni ambito viene influenzato: perfino l’attività delle farmacie e il genere di prodotti che vi cerca il pubblico ha seguito, negli ultimi anni, un interessante mutamento.

Se fino a pochi anni fa l’attività di una farmacia si basava sull’80% di ricette ASL, ora vi è un buon 50% derivante da altri tipi di prodotti, tra cui rimedi naturali, cosmetici, integratori,…

Rimedi naturali

Tra queste novità, trovano spazio anche i prodotti omeopatici e gli integratori dell’”Istituto di Medicina Omeopatica”; Sandro Franzo, il Direttore Vendite, ci racconta di come il loro mercato sia in piena crescita e di come i loro informatori abbiano un ruolo privilegiato.

Essendoci, infatti, una gran curiosità in merito al mondo dell’omeopatia e dei medicinali fitoterapici (a base di principi naturali) – come una gran confusione – chi tratta questi prodotti viene trattato con molto riguardo: le domande che gli vengono poste infatti servono per i clienti, per i collaboratori del farmacista e, molto spesso, per la curiosità personale del farmacista stesso.

Gente in fila

Come fa l’informatore a saper rispondere nel migliore dei modi? La risposta ci ha sinceramente stupiti: quest’azienda forma i suoi informatori per due o tre anni, scelti generalmente giovani e laureati, in quanto se formati dall’inizio, danno i maggiori risultati.

Di certo questa è una gran controtendenza, rispetto a un mondo di stagisti “usa e getta” e d’altra parte, interviene proprio su il problema cruciale che ritrova il prodotto commercializzato.

informatore

L’omeopatia, infatti, può essere venduta solo da un farmacista, che, in genere, non ha una formazione in merito: l’unico modo per superare quest’ostacolo è, quindi, che venga raggiunto da qualcuno che gli sappia trasferire tutte le informazioni necessarie.

Ogni azienda e ogni tipo di commercio trova sul proprio percorso un “collo di bottiglia” che restringe drasticamente la propria attività; dalla capacità di riconoscerlo e di affrontarlo nel modo migliore è ciò fa a differenza tra un’impresa di successo e una che si lascia travolgere dalle difficoltà.

collo di bottiglia

In conclusione, l’Istituto di Medicina Omeopatica vive la crisi? No, non sa neanche cosa sia! E, anzi, le sue vendite sono in costante aumento.

La strategia da copiare? Comprendere e affrontare seriamente l’elemento che crea l’ostacolo maggiore nei confronti del mercato e, per farlo, credere ed investire seriamente sui propri collaboratori e sulle proprie risorse umane. Possibilmente puntando su qualche giovane.

 

Perché Marketing Aideas

Quando il gioco si fa duro, guai ai soli!

Marketing Aideas è un blog che ti racconta cosa fanno le altre  aziende, quali idee mettono in campo altri dirigenti di fronte al cambiamento e cosa ha funzionato per loro.

E’ un luogo dove trovare idee di Marketing da copiare, e spesso le migliori arrivano da altri settori, portando a nuovi livelli di business.

Molti ci stanno offrendo il loro contributo e se sei un dirigente o un responsabile commerciale speriamo che anche tu voglia condividere le  tue esperienze e strategie!

Scrivici! leggimisubito@aidea.it

Aidea

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30 anni di domande e poi?

Che cos’è l’intelligenza?

Come funziona e a cosa mi può servire saperlo?

Che cosa sono il pensiero PRATICO, LOGICO e CREATIVO?

Saperlo apre nuovi e inimmaginati scenari sul mondo delle vendite e delle relazioni. Per questo Aidea continua a studiare l’intelligenza razionale ed emotiva della persona e dei gruppi, al fine di trovare nuovi modi per influire sui processi decisionali altrui.

Il punto di partenza è la realtà, oggi più che mai. Oggi sono le aziende e le loro esperienze a dare il via alla riflessione, e la scienza offre quel filtro in più che a volte serve per comprendere più a fondo e trovare magari una nuova strada.

I consulenti di Aidea hanno formato attraverso i loro corsi migliaia di venditori negli ultimi 30 anni.
Le teorie originali dell’ing. Luciano Biondo costituiscono la base dell’approccio consulenziale e formativo del gruppo.