Come farti chiamare dai tuoi clienti “per amore”

Immagina che i tuoi clienti ti chiedano un appuntamento. Immagina che siano loro a chiamarti per chiederti di andarli a trovare a casa loro per parlare del tuo prodotto. Immagina che accada questa meraviglia, invece di tutta quella fatica che fai ogni giorno per contattare un nuovo cliente, riuscire a stabilire un dialogo, arrivare a proporgli un incontro e venire tante volte rimbalzato…
Ecco, e se ti dicessi che qualcuno c’è riuscito? Che qualcuno ha trovato la sua strada per farlo? Che qualcuno fissa appuntamenti solo su richieste inbound e di questi appuntamenti fissati circa il 40% si chiude con contratto in prima visita?
Ti farebbe un po’ invidia, penso, ma vorresti anche capire come abbia fatto. Io mi sono subito incuriosita e sono andata alla fonte dell’informazione.

Ho incontrato, un paio di settimane fa, Alfredo Garisto e sua figlia Virginia, che mi hanno accolta nella loro Azienda da perfetti padroni di casa, colpendomi subito per la loro autenticità e passione.

Lui ha fondato IWM circa 35 anni fa, per amore, si proprio così, per amore.

Alfredo faceva tutt’altro nella vita quando ecco che sua moglie, incinta di due gemelli, purtroppo li perde. Solo chi ha perso un figlio può comprendere, gli altri no, ma possono provare ad immaginare. Fortunatamente presto arriva l’attesa di una nuova vita e i dottori raccomandano attenzione a molte cose, cibo, comportamenti, acqua.

E’ così che Alfredo inizia la sua ricerca proprio intorno all’acqua, un’acqua buona, un’acqua che faccia bene, che sostenga la vita. Scopre l’osmosi inversa e tutte quelle caratteristiche che rendono l’acqua fonte di vita e di salute.

Fonda un’azienda, IWM, che produce e vende depuratori d’acqua, scommettendo su questo bene prezioso, l’acqua depurata, che ha fatto nascere sua figlia, la prima di tre fratelli, e che lui crede sia capace di sostenere la vita e la salute.

Mi narra di anni di crescita aziendale, alla ricerca dell’acqua perfetta. Mi parla del pH e rimango affascinata. Il pH del sangue è 7,4, quello del latte materno è 7,4, così pure quello del liquido amniotico. Tale dovrebbe essere quello dell’acqua. Se hai un bambino piccolo come me e lo stai allattando questi discorsi ti fanno innamorare, ma anche se non è il tuo caso, ne senti tutto il valore biologico.

L’osmosi inversa permette di ottenere la molecola pura dell’acqua, ma non il pH di 7,4 e così è iniziato un viaggio alla ricerca del minerale perfetto per remineralizzare l’acqua, portandola in modo naturale al pH 7,4.

Ci sono voluti anni e poi si è arrivati a scoprire che una particolare pietra dell’Himalaia permette questo risultato. Lo permette sull’acqua purissima delle proprie sorgenti locali e lo permette sull’acqua depurata ad osmosi inversa dai depuratori di ultima generazione IWM.

Così si è arrivati all’acqua perfetta, con il pH perfetto.

Ma basta questa eccellenza per ottenere il risultato commerciale descritto nelle prime righe di questo articolo? Ovviamente no, non basta, perché è quello che ci sta dietro il vero motore.

Mi spiego, quando in te e nella tua famiglia brucia una passione biologica, carnale, nel senso di radicata nella carne tua e dei tuoi figli – perché da qui è nata la tua storia – questo non può che trasudare, influenzare tutti coloro che del tuo progetto fanno parte. E’ una questione fisica, corporea. Sappiamo che è il non verbale a comunicare maggiormente nella nostra comunicazione, lo sappiamo ma forse nessuno di noi ci crede davvero. Ecco, per questo dico che non è il prodotto la causa diretta del risultato commerciale descritto, ma lo è ciò che ha permesso di arrivare a questo prodotto, la causa profonda sono: sangue, latte materno e liquido amniotico.

Ma torniamo a noi e capiamo come IWM vende: come ottiene di farsi chiamare da potenziali clienti che chiedono un appuntamento?


Alfredo Garisto mi dice che fa pubblicità. Negli anni passati anche attraverso TV e stampa, oggi solo via radio e web. Certo, penso io, ma in tanti fanno pubblicità con scarsi risultati, qui cosa c’è di diverso?
Mi racconta e capisco meglio. Sono stati utilizzati in modo intelligente sia strumenti emotivi, sia strumenti razionali.
A livello razionale hanno iniziato circa 15 anni fa ad effettuare studi sul canale radio, per comprendere quali messaggi funzionassero meglio, su che emittenti, in quali fasce orarie e perché. Questo ha portato ad un continuo aumento dell’efficacia dei messaggi che sono stati via via diretti meglio aumentandone così la redemption. La continua attività di analisi del proprio operato e i suggerimenti via via emersi dalle analisi e applicati successivamente sono stati la chiave del successo di questo canale, che ad oggi è il motore principale del flusso commerciale aziendale.
A livello emotivo hanno utilizzato emozioni positive di tipo creativo, le egoemozioni, quelle che ci rendono più “disposti a spendere”, in quanto sono capaci di generare un forte desiderio d’acquisto. Per anni hanno fatto leva su un messaggio del tipo “chiama questo numero, se arrivi fra i primi 10, vinci il depuratore gratis”. Questo gioco scatenava il desiderio e generava prima attenzione e poi attesa dello spot, come momento utile per poter fare la chiamata. A fronte di alcuni depuratori regalati, si generava un gran passa parola, che veniva a volte anche premiato. Inoltre se non riuscivi a rientrare fra i primi 10, capitava spesso di riuscir comunque ad organizzare l’appuntamento e a vendere. Era il gioco, la sorpresa di scoprire se avevi vinto a sostenere il meccanismo, oltre ad aver creato un plus ben distinto, ovvero “IWM è l’azienda con cui puoi vincere il depuratore gratis”. L’approccio negli ultimi anni è evoluto. Ora tutti ottengono il depuratore gratis, ma si pagano i pezzi di ricambio per la manutenzione, che servono comunque e che qualsiasi fornitore ti fa pagare. Razionalmente uno sa che in qualche modo il prezzo del depuratore rientra nei ricambi, ma la percezione è ugualmente vantaggiosa, anche perché i prezzi sono effettivamente competitivi a fronte di prodotti e servizio eccellenti.

Inutile dire che sono stati copiati in tutte le salse, ci hanno provato molti concorrenti producendo imitazioni, citando di soppiatto il marchio per pilotare i motori di ricerca, ma niente, l’originale resta sempre l’originale.

Dunque il merito del risultato commerciale è dell’analisi strategica condotta sugli strumenti di Marketing? Oppure di una scelta felice delle leve emotive?
Mi viene raccontato, come un dettaglio di contorno, che è proprio Alfredo Garisto che spesso interviene nelle pubblicità, sia quelle registrate, sia quelle in diretta. Ecco e allora capisco meglio. La voce, proprio la voce è quella che, insieme al corpo, trasmette la nostra identità, le nostre emozioni, i nostri valori, le nostre passioni. Capisco dunque perché questa pubblicità funzioni, perché, oltre ad essere ben studiata, è anche fortemente espressiva a livello inconscio.
C’è un flusso inconscio che fluisce come acqua, dalla famiglia, all’azienda che è famiglia allargata, fino a tutti coloro che vengono in contatto con questa realtà. Lo dico anche per esperienza, perché questo flusso mi è arrivato anche attraverso l’incaricato di vendita che è arrivato a casa mia e poi attraverso il tecnico che mi ha installato il depuratore, quest’ultimo in splendida divisa aziendale. L’esperienza è stata così diversa dai miei precedenti fornitori che sono dovuta andare alla fonte di tutto questo e ho scoperto quanto ti ho raccontato.

Cosa possiamo imparare?

  • Che fare di ciò che è importante e vitale per noi, il nostro business, potrebbe essere la scelta vincente (anche se questo è lontano da ciò che facciamo oggi).
  • Che condividere la nostra vita con autenticità è l’unico vero modo per conquistare gli altri e coinvolgerli in in un mondo al quale desiderino appartenere.
  • Che testa e cuore vanno usati entrambi, insieme e con intelligenza e vanno usati mettendoci innanzitutto la faccia e la voce, perché queste comunicano molto di più e meglio di mille parole.

Al termine del nostro appuntamento, confido ad Alfredo e Virginia Garisto che ciò che mi hanno raccontato mi ha colpito particolarmente, anche perché ho un bimbo piccolo che sto allattando. Alfredo mi guarda e mi dice “lo faccia più a lungo che può”, ma me lo dice come se questa esperienza fosse viva in lui, come se avesse presente nel suo oggi la bellezza di quei momenti. Strano, per una persona con i capelli bianchi. Forse la differenza sta proprio qui: le cose belle nella vita passano e solo pochi sanno tenerle presenti, vive con loro, per illuminare il loro presente, la loro vita e quella degli altri.

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Motivare al miglioramento i tuoi collaboratori: la leva emotiva funziona meglio e non costa nulla

Quante volte devi ripetere alle persone le stesse cose? Eppure le persone non cambiano.

C’è un modo per ottenere che il processo positivo di cambiamento venga avviato e soprattutto per ottenere che i tuoi collaboratori sviluppino desiderio di migliorare. Sto parlando della leva emotiva, facile da usare e molto efficace.

Non la usiamo abbastanza perché di solito nessuno l’ha mai utilizzata con noi, ma è semplice da utilizzare quando proviamo e soprattutto estremamente efficace.

In questo breve filmato, che è parte di un videocorso, trovi qualche suggerimento utile.

Buona visione e soprattutto buona motivazione!

Come motivare al miglioramento

Per produrre serve benessere

Vi è mai capitato che nella frenesia della giornata lavorativa, il dover rispondere a ripetute richieste, il raggiungimento del target, le vendite, il fatturato, divenissero obiettivi primari rispetto al vostro benessere?

stress lavoroSpesso la continua sollecitazione a far fronte ai diversi impegni aziendali ci impedisce di fermarci e chiederci semplicemente: “come sto in questo momento?”.
La risposta a degli stimoli diviene prioritaria rispetto al sentire come reagiamo alle richieste e come viviamo emotivamente la pressione che può derivare dalle molteplici cose da fare.

mindfullnessNon contando che a volte ci si dimentica che prima che dottori, manager, dirigenti, ingegneri, impiegati, dipendenti si è anche figli, coniugi o conviventi, genitori,…
Ciascuno è chiamato a giocare molteplici ruoli contemporaneamente, ad integrare funzioni e compiti differenti, ad investire del tempo e delle risorse che spesso sono molto focalizzate sul versante professionale.
E’ inutile negare che per quanto ciò sia piacevole, affascinante e particolarmente stimolante risulta anche molto impegnativo e a volte non riusciamo a rendere come vorremmo.
Il contesto lavorativo può divenire un ulteriore ambito di crescita personale, uno spazio di realizzazione laddove ciascuno senta di poter esprimere le proprie risorse e potenzialità, soprattutto in presenza di una buona consapevolezza dei propri punti di forza e delle proprie fragilità ma anche grazie alla presenza di un contesto validante e supportivo.
meditazioneIl riuscire a trovare anche solo un breve spazio per fermarsi e ascoltare come stiamo, cosa proviamo nel qui ed ora, il focalizzarci su noi stessi, diviene nel tempo un’abilità ed una risorsa estremamente preziosa per il nostro benessere e quindi per la nostra produttività.
Oggi, molteplici sono le modalità per potersi “ascoltare” e per poter allenare tale abilità:
– La Mindfulness
– Il Training autogeno
– Il Coaching
Percorsi di supporto psicologico in ambito aziendale (individuali e/o di gruppo)

E’ importante favorire una maggiore conoscenza di sé, una maggiore consapevolezza delle proprie risorse e dei propri limiti e la possibilità di poter orientare o ridefinire i propri obiettivi sia in termini di progetti lavorativi che personali.
mindfullness2Prendere contatto con il nostro corpo, con il nostro sentire, con il nostro mondo emotivo e con i nostri pensieri, risulta fondamentale per una preziosa conoscenza di noi stessi, per ridefinire le nostre priorità e magari per orientarci nuovamente verso mete future.
supportive work teamLa possibilità di instaurare delle relazioni significative e di poter creare una rete costruttiva all’interno della quale vi sia la possibilità di uno spazio di confronto e di condivisione in Azienda aiuta i dipendenti, di qualsiasi livello, a sentirsi supportati, incoraggiati e stimolati; i feedback da parte di altri sul proprio modus operandi, sul proprio stile relazionale e lavorativo possono essere percepiti come costruttivi, come occasione di crescita e di cambiamento.
stressLe nostre emozioni, anche in azienda, possono diventare una bussola per orientarci su come stiamo, dove siamo e verso quali mete o obiettivi vogliamo muoverci.
Ecco perché fermarsi un attimo, in maniera costruttiva, anche laddove sembra impossibile farlo perché le richieste sono numerose, molteplici ed urgenti, diviene estremamente prezioso e fruttuoso.
Così come il riuscire a costruire all’interno delle Aziende degli strumenti di confronto e di condivisione può rappresentare un valore aggiunto e una risorsa fondamentale per promuovere il benessere e quindi la produttività del singolo e del gruppo.

Ho visto vendere dolcezza

La palazzina degli uffici dove sono atteso è a pochi metri dal cancello di ingresso, ma prima si passa dalla reception, dove mi ritirano la carta di identità e mi consegnano un badge, che serve a superare due distinte file di tornelli. Alla terza barriera, il badge non è sufficiente e mi viene a prendere una assistente, di molto gradevole aspetto, che mi accompagna dal dirigente con cui avevo appuntamento. Il dirigente, che ha accolto la mia richiesta di intervista con molta cortesia e cordialità, mi fornisce molte informazioni, fra cui il fatto che, quando si progetta un nuovo prodotto, è bene che la concorrenza non ne venga conoscenza, problema che si risolve facendo in modo che solo le persone indispensabili siano a conoscenza delle innovazioni in preparazione.

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In che azienda mi trovo? In una supertecnologica di chip elettronici? O là dove si costruisce l’ultimo modello di aereo militare? Nulla di tutto questo, sono alla Lindt & Sprungli, la famosa fabbrica di cioccolato e altre prelibatezze!
“Ma come”, direte voi, “il cioccolato è cioccolato, che c’è da innovare? Un mercato dove il leader Ferrero impera con un prodotto, la sua Nutella, che esiste da 70 anni (anche se all’inizio si chiamava Supercrema) e con altre delizie di successo identiche da anni e anni?” Proprio questa è la riflessione che proponiamo oggi ai lettori di Marketing Aideas: l’importanza dell’innovazione, sempre e ovunque.

Il manager con cui parlo è Marco Piantanida, che avevo avuto occasione di conoscere, e di stimare assai, mentre era impegnato in una precedente esperienza, alla direzione vendite di un’azienda di tutt’altro settore merceologico. Bastano alcuni minuti per capire
che, al di là di antiche procedure riguardanti i visitatori, mantenute in vita per giustificatissimi motivi, il clima aziendale è quanto di più sereno e distensivo si possa immaginare.

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Il dott. Piantanida è Direttore Vendite della Lindt & Sprungli ed è assai contento del nuovo incarico, che ricopre da alcune settimane, e che lo porta a dirigere una piramide (di tipo lungo) di circa 120 persone che vendono alla Grande Distribuzione. “In quanto alla qualità, l’azienda non accetta compromessi, e questo per noi commerciali è estremamente importante”, mi dice il dott. Piantanida, quasi dovesse giustificare il
suo umore particolarmente positivo. Mi informa che l’azienda è in costante sviluppo, negli ultimi tre anni è passata da 5.000 a 8.000 dipendenti, nei settori merceologici prioritari sono i primi, per quota di mercato, dopo il gigante Ferrero, precedendo nomi importanti come Nestlé, Novi e Milka. L’immagine aziendale è eccellente malgrado
gli investimenti pubblicitari siano contenuti.
La conversazione procede fluentemente, ho la netta sensazione di un’azienda dove si lavori con gioia: proprietà illuminata e dirigenti abili, direi.

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“Ai dirigenti” prosegue il dott. Piantanida, “è assegnata la giusta autonomia” e questo favorisce molto l’innovazione. Egli mi spiega che l’azienda è considerata l’élite in un mercato di massa e ritiene piacevole, oltre che doveroso, presentarsi sul mercato anche con idee nuove che soddisfino il palato e, in qualche caso, possano perfino stupire.

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Comincio ad essere curioso. Ma quali saranno i nuovi prodotti in gestazione, di cui non ho potuto sapere nulla? Lo scoprirò, insieme con voi, nei supermercati e nelle pasticcerie fra qualche settimana o qualche mese. Non vedo l’ora di assaggiare…

Chi ha inventato le emozioni? Terza parte

Studiando la diversità fra vari tipi di emozioni, si è scoperto che tutte le intelligenze, quindi sia l’intelligenza razionale conscia, sia l’intelligenza distribuita inconscia, sono capaci di funzionare in tre modalità radicalmente diverse (nel caso dell’intelligenza razionale, poi, si è potuto ipotizzare anche quali siano le aree cerebrali coinvolte da ciascuna delle tre modalità).
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Le tre attività di pensiero sono state chiamate Pensiero Pratico (nome dato da De Bono), Pensiero Logico (nome ampiamente noto sin dall’antica Grecia) e Pensiero Creativo (nome comune) detto anche (da De Bono) Pensiero Laterale. Non ci soffermeremo sulle modalità di funzionamento di questi tre Tipi di Pensiero, rimandando ai libri che ne parlano, soprattutto quelli di Edward De Bono, di Robert Stemberg e di Luciano Biondo. Ci interessa invece concentrarci sui messaggi che l’intelligenza distribuita invia all’intelligenza razionale e che sono noti col nome di emozioni.
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Anche le emozioni sono di tre tipi. Esistono emozioni pratiche, logiche e creative (il primo a fare questa distinzione è stato De Bono nel suo stupendo corso CoRT, che scrisse quando lavorava in simbiosi con l’Università di Oxford).
Per esermpio, disgusto e piacere sono emozioni pratiche, sono messaggi generati dalla modalità pratica dell’intelligenza distribuita e influiscono sulla parte pratica dell’Intelligenza razionale. Analogamente avviene per le altre due categorie: paura e accettazione riguardano l’attività logica, rimpianto e sorpresa appartengono all’attività creativa.
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Ecco che si apre uno spiraglio sul funzionamento dell’intelligenza distribuita e si comincia a poterne discriminare il funzionamento, malgrado sia inconscia. Ricordiamo che, secondo la metafora introdotta nel primo articolo, che riguardava un tizio che voleva dimagrire, l’emozione è come l’ago della bilancia, mentre l’intelligenza distribuita è come la dieta che fa dimagrire: solo la conoscenza di quest’ultima permette di dominare il processo.
Saltando i passi intermedi, vi diremo che la parte pratica dell’intelligenza distribuita punta a produrre benessere mediante il potere e la superiorità fisica sugli altri e sulle cose; la parte logica vuole predominare mediante la capacità di prevedere il futuro e di adattarsi preventivamente alle situazioni; la parte creativa punta al protagonismo e ad essere il centro dell’attenzione di tutti.
Approfondire tutto questo è possibile, anche se richiede pazienza e desiderio di apprendere. Le applicazioni pratiche di questi studi, cui il Centro Ricerche Psicologiche di Aidea ha dato il nome… un po’ criptico di Cinematica della Mente, son già state molto numerose, riguardano molti aspetti dello sviluppo delle persone e delle organizzazioni e hanno avuto esiti decisamente positivi.

Chi ha inventato le emozioni? Seconda parte

Tutte le emozioni sono messaggi che pervengono all’intelligenza razionale da aree inconsce, come l’intelligenza distribuita. Ma non tutte le emozioni sono ugualmente importanti; alcune di esse, a buon diritto, possono essere definite “emozioni fondamentali”.

Paul Ekman, per esempio, ha scoperto che vi sono sette emozioni che sono provate da tutti gli abitanti del pianeta. Se ne è accorto perché ha trovato una correlazione biunivoca fra ogni singola emozione e le contrazioni di determinati muscoli facciali e, andando a studiare (e fotografare) uomini di tutte le etnie, ha dimostrato che ci sono sette espressioni facciali che appaiono identiche ovunque nel mondo.

7 Emozioni Fondamentali

Le espressioni facciali corrispondenti alle 7 Emozioni Fondamentali: rabbia, tristezza, felicità, paura, disgusto sorpresa, disprezzo.

Robert Plutchik ha seguito un approccio diverso. Egli si è accorto che molte emozioni possono essere considerate la somma di altre due (per esermpio, secondo Plutchik: il disprezzo è la somma di tristezza e rabbia, l’ottimismo è la somma di anticipazione e gioia, ecc.). Ha quindi supposto che potesse avvenire un fenomeno analogo a quello che succede in chimica, dove esistono 118 tipi di atomi (riassunti nella famosa Tavola di Mendeleiev) combinando i quali si possono ottenere tutte le sostanze esistenti in natura. Si mise dunque a cercare di costruire una specie di “Tavola di Plutchick”, arrivando alla conclusione che esistevano otto emozioni, combinando le quali si potevano ottenere (secondo lui) tutte le emozioni mai provate dall’uomo.

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Secondo Plutchik tutte le emozioni sono il frutto della combinazione di otto principali emozioni.

Ekman e Plutchik agirono in maniera indipendente, forse nemmeno si sono mai incontrati, eppure le otto emozioni fondamentali secondo Plutchik comprendevano tutte e sette le emozioni fondamentali secondo Ekman: una singolarità che non può essere solo frutto del caso.

Aidea ha seguito un approccio ancora diverso, concludendo che le otto emozioni indicate da Ekman e Plutchick sono quelle fondamentali relativamente al rapporto, all’interno di una persona, fra intelligenza razionale e intelligenza distribuita. Ve ne sono altre otto, invece, che sono fondamentali nel rapporto fra la singola persona e l’ambiente psicologico in cui essa vive. Queste ultime sono più facili da manipolare, quindi acquisiscono elevata importanza, per esempio, nel marketing.

Gli studi di Aidea, però, non sono significativi per aver raddoppiato il numero delle emozioni fondamentali, quanto perché l’approccio seguito per arrivare a questa conclusione aiuta a scoprire molte cose sulle cause delle emozioni. In altre parole, si riesce ad indagare l’attività delle intelligenze inconsce che generano quei messaggi, destinati all’intelligenza razionale, che sono chiamati emozioni. Ricorrendo alla metafora della persona che vuole dimagrire, utilizzata nel primo articolo, si può ora capire non solo il movimento dell’ago della bilancia, ma anche come funziona una dieta efficace.

Ne parleremo in un prossimo articolo.

Articolo precedente

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Belle o brutte che siano, proviamo spesso delle emozioni. Perché avviene questo fenomeno? Che cosa le genera?

Emozioni diverse

Scopri le cause delle tue emozioni.

L’uomo possiede più intelligenze, che dialogano fra loro. Molti libri ne prendono in considerazione due, molto importanti: l’intelligenza razionale, fisicamente prodotta dai neuroni del cervello, e l’intelligenza distribuita, che è l’insieme delle capacità di interpretare le situazioni, che vari organi del corpo possiedono. Entrambe queste intelligenze sono in grado di prendere autonomamente decisioni ma, dovendo entrambe stabilire le azioni di un’unica persona, devono mettersi d’accordo, comunicando fra di loro.
L’intelligenza razionale è conscia, quindi noi ci rendiamo conto del suo operato; quella distribuita è inconscia, e agisce senza che noi ce ne accorgiamo. Quando però l’intelligenza distribuita “dice qualcosa” alla collega razionale, noi ci accorgiamo che questa ha ricevuto un messaggio, perché noi ci rendiamo conto di tutto quanto avviene nella nostra sfera razionale.

Quando dunque l’intelligenza razionale riceve il messaggio, noi proviamo una sensazione, alla quale diamo il nome di “emozione”. Il più delle volte, un’emozione ci induce a fare qualcosa: questo avviene perché si tratta proprio del messaggio con cui l’intelligenza distribuita voleva convincere l’intelligenza razionale a decidere una ben precisa azione.

Emozioni.

Le emozioni sono messaggi che l’intelligenza distribuita invia all’intelligenza razionale.

Oggi molte campagne di marketing e di motivazione cercano di stimolare emozioni. Tuttavia, gli artefici delle strategie di marketing si concentrano sull’emozione, e non sull’attività dell’intelligenza distribuita. E’ come se, dovendo dimagrire, ponessimo l’attenzione sull’ago della bilancia e non sulla dieta. Certo, i segnali indicatori hanno indiscussa importanza, ma per padroneggiare veramente il fenomeno bisogna conoscere a fondo le cause e saper influire su di esse. Uscendo dalla metafora: perché l’intelligenza distribuita ha preso quella tal decisione che ha fatto sì che noi si provasse quella tal emozione?

L’attività dell’intelligenza distribuita, che è quella che bisogna imparare a conoscere, è stata recentemente oggetto di molti studi, da parte di centri di ricerca e università di tutto il mondo. Anche il Gruppo di Studi Psicologici di Aidea, in particolare, studiandone il funzionamento, ha scoperto molti aspetti interessanti, che ha già potuto sperimentare con successo, sia per sviluppare le vendite di aziende clienti, sia per incrementare capacità personali dei dirigenti.

Ne parleremo in un prossimo articolo.